“Un gesto sensuale, popolare e monumentale”. Così il vicesindaco di Parigi, Carine Rolland, ha descritto la realizzazione di L’Arc the Triomphe, Wrapped, opera postuma di Christo e Jeanne-Claude.
Come già successo nel 2016 per The Floating Piers, e nel 2018 con The London Mastaba, anche in questo caso l’installazione ha fatto molto parlare di sé sui social, attirando a Parigi ondate di appassionati, turisti, ma anche semplici curiosi, non necessariamente interessati all’arte contemporanea, ma desiderosi di prendere parte a questo maestoso rito collettivo.
L’Arco “impacchettato” – per citare i francesi che l’hanno rinominato L’Arc de Triomphe Empaqueté – nasce come omaggio ai due artisti che ne immaginarono la realizzazione quasi sessant’anni fa. I preparativi hanno richiesto circa tre mesi, ma il tessuto dell’installazione è stato srotolato da cima a fondo in un solo giorno. Per il confezionamento sono stati utilizzati 25.000 metri quadrati di tessuto in polipropilene blu-argento e corde rosse. Il risultato prodotto è un tessuto che prende vita quando soffia il vento e brilla sotto i raggi del sole. Christo e Jeanne-Claude sono diventati famosi come pionieri della land art, una corrente artistica caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista su paesaggi naturali e all’interno di spazi pubblici. Alla fine degli anni Sessanta, occultare i monumenti era diventata una vera ossessione per il duo artistico, con una forte valenza politica: i drappeggi volevano attirare l’attenzione del visitatore su elementi dell’architettura urbana, solleticandone l’immaginazione.
Nel corso dei decenni, l’arte di “wrappare” i monumenti ha assunto ulteriori significati. Oggi, per esempio, molte città prevedono nel proprio Regolamento Edilizio l’obbligo di copertura in caso di restauro di edifici storici e di pregio con teli raffiguranti le facciate o altre installazioni artistiche. Un’esigenza che nasce dalla necessità di garantire lo svolgimento dei lavori in piena sicurezza, ma che sempre più spesso si traduce in una straordinaria opportunità di comunicazione.
Grazie alla stampa digitale, i teli – realizzati in PVC microforato – si prestano a essere personalizzati. La loro composizione li rende più leggeri dei teli utilizzati normalmente nella stampa di banner pubblicitari e la presenza dei microfori previene l’effetto vela, evitando inoltre di oscurare gli ambienti interni. Alcuni esempi sono le installazioni in ambito di coperture e wrapping building per nascondere lavori di restauro firmate da Gruppo Masserdotti, tra cui la Cattedrale di Noto, la Torre degli Asinelli a Bologna, il Duomo di Ferrara (foto a sinistra) e Palazzo Martinengo Palatini a Brescia.
Oltre ad assicurare un effetto visivo di forte impatto, il tessuto sta diventando protagonista di avanguardistici progetti di bioedilizia. Un ottimo esempio sono le opere dell’artista americano Ned Kahn, che realizza facciate cinetiche utilizzando componenti bidimensionali in materiali plastici o vetro, o acciaio inossidabile, che sembrano modellati dal vento e che producono effetti ottici spettacolari. A dimostrazione di quanto la combinazione tra arte e tecnologia possa trasformare un edificio in un’esperienza emozionale, estetica, ma anche funzionale e con alte prestazioni energetiche.
di Caterina Pucci