La nostra redazione stava lavorando alla notizia del piano di ristrutturazione e rilancio e del concordato in continuità che il Gruppo padovano ha recentemente presentato quando siamo stati gelati dalla notizia del suicidio di Giorgio Zanardi, uno dei titolari dell’azienda. L’imprenditore recatosi come ogni mattina in azienda per l’avvio delle attività ben prima dei suoi collaboratori, ha deciso di togliersi la vita fra le macchine e gli impianti che hanno scandito il ritmo della sua esperienza professionale ed umana. A trovare il 74enne privo di vita è stato questa mattina il capo reparto. Ha lasciato un biglietto nel quale ha spiegato il drammatico gesto. Il Gruppo editoriale Zanardi, oltre cento dipendenti tra i due siti produttivi di Padova e Maniago (buona parte dei quali in cassa integrazione), ha risentito come molte aziende del nostro settore della difficile situazione di mercato ed ha pagato duramente dal punto di vista finanziario e della liquidità. L’amministratore delegato Mario Grillo, di recente nomina, ingegnere friulano con un passato da manager in importanti aziende del nordest chiamato a gestire la difficile transizione, aveva definito la situazione usando l’espressione “una montagna di debiti”. Lo scorso gennaio, non senza polemiche e duri attacchi da parte dei rappresentanti dei lavoratori e dei fornitori, è stato presentato un piano di rilancio ed un concordato in bianco. L’azienda, fondata nel 1963, ha costruito fortuna e blasone prima come legatoria e poi come azienda integrata di stampa ed editoriale, arrivando anche, a metà anni novanta a proporre al mercato prodotti a marchio proprio con brevetti registrati. Nata come legatoria Zanardi ha dapprima ampliato la propria attività con la creazione della Legatoria Friulia di Maniago, per poi diversificare acquisendo Grafiche Lema, poi diventate IPF e quindi Esaprint, e poi investendo in ambito editoriale con l’Editoriale Lloyd di Trieste ed Ergon a Ronchi dei Legionari, per arrivare alla costituzione del Gruppo Zanardi Editoriale. Giorgio Zanardi lascia una moglie e due figlie, entrambe dipendenti dell’azienda di famiglia ed entrambe in cassa integrazione.
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