Quando poco più d’un anno fa venne premiata agli Oscar della Stampa, ricevendo la Vedovella come Best Label Printer 2014, c’era la consapevolezza del percorso virtuoso in essere nell’azienda friulana di Fagagna. A distanza di un anno, al compiersi del settantesimo compleanno dell’impresa, la ritroviamo in ottima salute e fiduciosa del futuro. Il segreto è un elisir dal gusto orientale chiamato Kaizen. Fortemente voluto da Maria Teresa Tonutti, ad dell’azienda, che lo ha studiato, acquisito, elaborato e infine applicato nella propria azienda e questo le ha consentito di confermare una leadership storica nella stampa di etichette per il settore vinicolo, beverage e food, raccogliendo ottimi risultati.

 

L’azienda nasce sulle macerie della guerra, per l’intraprendenza dell’eclettico Mario Tonutti (vedi foto busto), di professione sarto con il fiuto per gli affari, convinto che la diversificazione rappresentasse un vantaggio – nel 1945! ndr -. Pur continuando a sfornare abiti di pregio, decide di rilevare le macchine da stampa di una tipografia finita sotto i bombardamenti e avvia la nuova impresa. Inizialmente si occupa di stampare quaderni e opuscoli, di cui un paese in ripartenza aveva gran bisogno. In realtà le cose non vanno un granché bene, e all’inizio i proventi della sartoria devono compensare i mancati ricavi della tipografia, finché non giunge a un’osservazione: «Se son contens e bevin; se son disperâs e bevin» (Se sono felici bevono; se sono disperati bevono). Quella che si direbbe un’indagine di mercato. Avvia così la stampa delle prime etichette per la grappa. Negli anni Sessanta la direzione passa nelle mani del figlio Manlio. «Andavo e venivo fino in Macedonia – ricorda Manlio, friulano doc, di poche parole e taglienti – passando per la ex Jugoslavia, finché un giorno mio padre mi informa che ero parte integrante della società al 50%. Mi dice di avermi dato il 50% dei nostri debiti». Manlio guida ancora oggi l’impresa con i figli Maria Teresa, che ne è amministratore delegato, e Marco, responsabile di tutta l’area commerciale. Oggi l’azienda stampa circa 200 milioni di etichette al mese, occupa 130 dipendenti e genera un fatturato di circa 23 milioni di euro, in crescita del 7% circa rispetto allo scorso anno, quando la crescita era stata addirittura dl 10% rispetto al 2013. Risultati che si ascrivono agli importanti investimenti ma anche e soprattutto a un articolato piano di miglioramento continuo avviato tre anni fa circa, condiviso e partecipato, che ha innescato il ciclo positivo attuale, tornando a generare utili.

“Stavamo diventando molto complessi e sentivamo la necessità di rinnovarci – riferisce Maria Teresa Tonutti – ma eravamo convinti dell’inefficacia dei tradizionali modelli di business. La crisi ci ha insegnato che per rimanere sul mercato non sono sufficienti gli investimenti in nuove tecnologie o in strumentazioni e, soprattutto, che spesso non bastano nemmeno complesse ristrutturazioni finanziarie”.

Ecco allora l’approdo a una strategia gestionale differente. Ponendo il cliente al centro, il Kaizen punta diretto al cuore della produttività, facendo leva sul saper fare dei lavoratori, a tutti i livelli aziendali. Kaizen, termine giapponese, significa “cambiare in meglio” o “miglioramento lento e continuo”. Deriva dalle parole “kai” che significa “continuo” o “cambiamento” e “zen” che significa “miglioramento”. Il modello incoraggia e caldeggia piccoli miglioramenti da ricercarsi giorno dopo giorno, in maniera continua. Inizialmente introdotto da Toyota e applicato sempre più in tutto il mondo, si basa sul principio che l’energia viene dal basso, ovvero sulla comprensione che il risultato in un’impresa non viene raggiunto dal management, ma dal lavoro diretto sul prodotto.

“Partendo da esempi sviluppati in diverse aziende del mondo – continua Tonutti – abbiamo messo attorno a un tavolo i nostri collaboratori, dirigenti, impiegati e operatori di vari reparti, invitandoli a riflettere sulle possibili migliorie interne. Abbiamo realizzato cambiamenti nei layout di produzione e d’ufficio che hanno determinato un aumento della produttività degli impianti e del rendimento delle persone, determinando miglioramenti di performance medi fra il 30 ed il 40%, con picchi d’eccellenza che hanno raggiunto il 50% in alcuni casi. Sono stati ridotti gli scarti di produzione e i tempi di risposta al cliente mantenendo la nostra eccellenza nella qualità. Usare un metodo semplice e rigoroso – precisa l’ad – potenzia la creatività del sistema e ci fa scoprire quotidianamente risorse e potenzialità che non sapevamo di avere”.

Non sono ovviamente mancate le difficoltà. Le resistenze al cambiamento, si sa, sono sempre molte. Nelle nostre medie imprese guidare l’evoluzione dal modello artigiano basato sulle conoscenze individuali ad un modello industriale a saperi diffusi è molto difficile. A Fagagna però ci sono riusciti ed i risultati sono tangibili.

La conferma che La Vedovella, anche in questo caso, è al posto giusto.