Con la recessione che non sembra allentare la presa e la domanda del settore grafico editoriale in costante contrazione, una drastica riconfigurazione dell’offerta sembra inevitabile. Per le aziende sopravvivere dipende dalla capacità di adattarsi anche affrontando sacrifici e scelte difficili. È la situazione che sta attraversando Sitma Machinery SpA, azienda modenese di Spilamberto, leader mondiale nei sistemi di confezionamento editoriale e packaging e tra i gioielli dell’automazione meccanica industriale italiana.
Non sono bastati cinque anni di tentativi per frenare il calo del fatturato, né le iniezioni di liquidità da parte della proprietà, e nemmeno la spinta internazionale e l’inserimento di nuovi manager nelle posizioni di vertice. Il perdurare della crisi impone decisioni rapide e drastiche, come sanno bene anche big del settore come WHR Marketing (Ferag), Mueller Martini, Manroland, Heidelberg e Goss, costretti nell’ultimo biennio a ridimensionarsi per adattarsi ai nuovi equilibri.
In questo periodo Sitma ha difeso con tutte le forze il patrimonio professionale creato in 50 anni di lavoro, ma la perdita di fatturato ha eroso le risorse finanziarie e da tempo le banche non offrono più il supporto adeguato. Consapevole delle difficoltà e sia pure pronta a nuovi sforzi per continuare a lavorare (convinta com’è dei propri mezzi e del potenziale di mercato), la proprietà ha quindi scelto di attivare la procedura per il concordato preventivo.
Con la prospettiva di una ristrutturazione del debito e una riorganizzazione aziendale, Sitma deve nel frattempo cercare di tutelare sia la capacità produttiva per far fronte agli ordinativi in arrivo che l’attività di ricerca e sviluppo, necessaria a mantenere la leadership di mercato e quindi i livelli occupazionali. L’adesione al progetto da parte dei dipendenti sarà un elemento centrale per superare questa difficile fase e costituirà una solida base per il rilancio industriale dell’azienda.
Il sindacato ha espresso viva preoccupazione per i dati di bilancio e per quella che definisce “una gestione inefficace dei processi produttivi e l’insufficiente lettura delle modifiche del settore di riferimento”. Nel chiedere “un piano industriale che garantisca la sopravvivenza dell’azienda e un futuro ai quasi 200 dipendenti”, la Cgil chiede un incontro per valutare iniziative di rilancio grazie a investimenti economici, progettuali e formativi, anche attraverso partnership.
L’azienda ha replicato ricordando che la decisione di procedere al concordato “è stata assunta per completare la ristrutturazione in modo trasparente e tutelando i creditori. Il piano di uscita dalla crisi, in fase avanzata di elaborazione e orientato al recupero della marginalità attraverso una significativa riduzione dei costi gestionali, prevede una profonda riorganizzazione, la ricerca della massima efficienza operativa e un modello di business finalizzato al consolidamento della quota di mercato nell’editoria e al riposizionamento in altri settori del packaging”.
Sitma aggiunge poi un dato di grande interesse: “Gli ordini raccolti negli ultimi mesi costituiscono un segnale che si può definire estremamente incoraggiante”. Significa che il mercato, seppure depresso, sta comunque premiando la continuità produttiva e l’affidabilità dei progetti dell’azienda, come pure apprezza la via della diversificazione già adottata. Fino al 27 febbraio, data della presentazione formale del piano, c’è quindi spazio per consolidare il percorso di recupero e chiudere altri contratti che porterebbero fiducia e risorse.
Un percorso che richiede necessariamente che azienda e dipendenti lavorino di comune accordo evitando contrapposizioni radicali che in situazioni analoghe hanno solo ostacolato qualsiasi tentativo di rilancio. Le premesse ci sono, ma per uscire dalla crisi i numeri non sono tutto: è indispensabile anche la volontà di remare insieme per il traguardo comune.