Avevano intrecciato le loro strade l’anno scorso per dare vita a un nuovo polo di stampa da 60 milioni di ricavi. Ma, sotto i colpi della crisi, il progetto è naufragato (con la fine anticipata del contratto d’affitto del ramo d’azienda della Amilcare Pizzi da parte delle Officine Grafiche Novara 1901, conosciute sul mercato con il marchio Deaprinting) e ora entrambe le aziende vivono, separate, una fase difficile con un futuro pieno di incognite.

La Amilcare Pizzi, messa in concordato preventivo, per ora in bonis, è alla disperata ricerca di un “cavaliere bianco”. In pratica un’azienda pronta a investire per rilanciare l’attività, ferma dalla scorsa settimana dopo la messa in cassa integrazione dei circa 40 dipendenti (gli altri 20 sono rientrati a Novara, sempre in cassa). Il liquidatore nominato dal Tribunale aveva fatto un bando, scaduto lo scorso 29 gennaio, con una base d’asta per le attività della Pizzi di 3,8 milioni. Come già scritto da Stampamedia.net il dossier era finito sul tavolo della Rotolito Lombarda di Paolo Bandecchi che, studiate le carte, ha deciso di sfilarsi. La stessa cosa avrebbe fatto il gruppo Pozzoni ma, secondo voci di mercato circolate in questi giorni, e non confermate, potrebbe esserci un ripensamento. Negli uffici del liquidatore si limitano a risponde che “si è al lavoro rispettando le procedure” senza fare alcun nome nè confermare offerte o trattative. Ma, pare, se qualcuno potrà o vorrà intervenire per salvare la storica Pizzi risponderebbe solo al nome di Pozzoni anche se nelle scorse settimane si era parlato anche di un interesse da parte di Mario Farina (Rotosud). E l’eventualità di una discesa in campo del gruppo di Cisano Bergamasco (se ci sarà) sarebbe proprio legata, sempre in base a rumor del settore, proprio al timore che a Milano possa sbarcare Farina.

Se resta del tutto aperto il futuro della Pizzi, è da scrivere anche quello della Deaprinting. Il timore di sindacati e lavoratori, di fronte al periodo di cassa integrazione in scadenza a marzo, è che ci sia una mobilità per 90-100 degli attuali circa 140 dipendenti. Il reparto rotative, di fatto, è stato chiuso. Una prima Goss a 48 pagine è già stata venduta e montata, con soddisfazione, a Robbiate presso gli impianti della Caleidograf della famiglia Spreafico che ha anche acquistato una seconda Goss sempre a 48 pagine, attualmente in fase di smontaggio a Novara. Per la terza rotativa, una sedici pagine M600, sono in corso trattative alle quali parteciperebbe anche Caleidograf. L’azienda lecchese, secondo voci circolate in questi giorni, potrebbe essere interessata anche al reparto piano di Deaprinting che resterebbe a Novara ma con un personale ridotto a 20-25 unità. Una decina, forse quindici, se fosse acquistata anche la terza macchina, potrebbe essere impiegata direttamente dall’azienda lecchese ma per tutti gli altri dipendenti di Deaprinting le prospettive restano quanto mai incerte. Anche perchè il 3 marzo scade il periodo di cassa non più prorogabile a meno che, fatte salve le possibili correzioni alla normativa vigente in base ai decreti attuativi del Job Acts, non venga chiesto al Tribunale un concordato preventivo in bianco che permetterebbe di ottenere altri due anni di cassa. Per ora l’azienda non ha fatto alcuna richiesta ma, secondo fonti sindacali, la strada del concordato sarebbe allo studio per verificarne la praticabilità. Infine, è stata chiesta la cassa ordinaria anche per la Legatoria del Verbano (una cinquantina di dipendenti) per cui potrebbe aprirsi la strada della vendita tanto che, sempre in base a voci di mercato, ci sarebbero già due cordate piemontesi interessate, una delle due rappresentata dal gruppo Roletto.