Nuovi guai per Vittorio Farina. L’anno scorso era scattato l’arresto da parte della Guardia di Finanza con l’accusa di bancarotta fraudolenta aggravata a cui era seguita quasi subito la scarcerazione dopo l’interrogatorio di garanzia durante il quale l’imprenditore protagonista di almeno tre decenni nel settore della stampa con la costruzione di un vero e proprio impero attorno alla Ilte di Moncalieri, avrebbe fornito elementi tali da farlo tornare un uomo libero in attesa del processo. Nei giorni scorsi però la stampa locale abruzzese ha pubblicato la notizia di un sequestro nei suoi confronti di beni da parte dei finanzieri della compagnia di Avezzano.
Come scrive il giornale Il Centro.it, i finanzieri avrebbero eseguito il sequestro preventivo di disponibilità finanziarie e beni immobili per un valore fino a 6 milioni di euro emesso dall’autorità giudiziaria marsicana nei confronti del 63enne Vittorio Farina e di Salvatore Puzzo (60) in riferimento alle loro responsabilità amministrative in quella che era la società Rotosud. Società che nell’estate del 2015 aveva modificato la ragione sociale, chiesto il concordato preventivo e quindi affidata con la formula dell’affitto a Mario Farina, fratello di Vittorio.
La misura cautelare, eseguita su richiesta del pubblico ministero Roberto Savelli – che secondo ambienti informati non sarebbe così recente ma risalirebbe alla chiusura delle indagini qualche mese fa e non avrebbe nulla a che fare con l’indagine e quindi il processo per bancarotta fraudolenta – sarebbe scaturita da complessi accertamenti patrimoniali svolti per individuare beni riconducibili a Farina per un valore pari alle ritenute non versate ai dipendenti. Rotosud, in qualità di sostituto d’imposta. Secondo l’accusa non avrebbe infatti pagato all’erario negli anni d’imposta 2013 e 2014 i contributi dei lavoratori. L’imposta evasa sarebbe stata accertata dalla locale direzione provinciale dell’Agenzia delle entrate a seguito di attività ispettive. E questo, scrive sempre Il Centro.it, avrebbe provocato, secondo i finanzieri di Avezzano, una situazione di concorrenza sleale nei confronti delle altre società del settore, causando un danno economico al territorio. Complessivamente sarebbero stati sequestrati quattro conti correnti bancari, un deposito titoli e un immobile per un valore equivalente alle imposte non versate.
La Rotosud, azienda di stampa rotocalco con sede a Oricola in provincia dell’Aquila, aveva chiesto tre anni fa il concordato preventivo con il cambiamento della ragione sociale in R.I.F. (Roto International Factory). Macchine e lavoratori (circa un centinaio) erano stati quindi rilevati con la formula dell’affitto dalla Effe Printing, società che fa capo alla Litosud di Mario Farina assicurando in questo modo il futuro produttivo all’azienda e la salvaguardia di un centinaio di posti di lavoro. L’attività quindi è proseguita, nonostante le difficoltà del mercato, con la stampa rotocalco di cataloghi e riviste con clienti come il gruppo Espresso-Repubblica e con l’istallazione a suo tempo di un impianto di confezionamento e brossura per soddisfare all’interno la storica commessa delle Pagine Gialle.