La crisi si fa sentire anche in Alto Adige, dove il calo delle commesse spinge numerose piccole imprese verso la soglia di sopravvivenza, quasi senza margini e con gli organici al minimo. Ma se il big del territorio Athesia mantiene le posizioni grazie alla forza del quotidiano Dolomiten, i segnali di incertezza provengono anche da aziende importanti come la Rotolongo, che ha una sessantina di dipendenti in cassa integrazione. “Ancora sei anni fa l’azienda occupava 182 addetti, ridotti ora a un centinaio – precisa il segretario generale Slc/Cgil di Bolzano Fabrizio Tomelleri –. La cassa integrazione è in scadenza a novembre e ci preoccupa che cosa succederà a fine 2014. Per fortuna non è venuta meno la collaborazione con l’azienda e si sta lavorando a un prolungamento della cassa che dia respiro ai dipendenti in attesa che maturino i requisiti per la pensione”. Fino a pochi anni fa Rotolongo era la seconda azienda del settore in Alto Adige, e prima della crisi era più semplice ricollocare i lavoratori di aziende in difficoltà. “In effetti tra i dipendenti molti hanno trovato un altro impiego – aggiunge Tomelleri – ma questa via d’uscita sta diventando sempre meno agevole. L’azienda affronta la crisi sostenendo di puntare sulla tecnologia e innovazione, ma oggi la competizione si gioca sul prezzo”. I vertici dell’azienda confermano le difficoltà ma ribadiscono di puntare su innovazione e competitività. “Impresa e lavoratori condividono le preoccupazioni e cercano nuove iniziative, sviluppi tecnologici e soluzioni organizzative – chiarisce la società guidata da Peter Longo –. Ci siamo concentrati su linee che garantiscono competitività nonostante la continua contrazione dei prezzi: la dismissione di tecnologie non più competitive ha reso più snella la struttura di Rotolongo, il che garantisce un’occupazione qualificata”. “Tutto questo – aggiunge la Società – per garantire un futuro aziendale e preziosi posti di lavoro, consapevoli che ciò è stato possibile grazie alla dedizione e alle capacità delle persone che lavorano e hanno lavorato in Rotolongo”. La collaborazione a tutto campo pur nelle difficoltà è quindi la linea d’azione di quella che è tuttora una delle tipografie roto-offset più moderne d’Europa, che vanta tra i propri clienti nomi come Mondadori, Nestlé, Procter & Gamble, Barilla, RCS, Ferrero, Hachette o Esselunga. “È una problematica comune in provincia di Bolzano almeno da quattro anni, quando il calo dei lavori ha fatto scattare procedure di mobilità in gran parte delle aziende della provincia – spiega Tomelleri –, come Rotolongo ma anche La Commerciale Borgogno. Anche le aziende editoriali sono a rischio crisi, però finora le ristrutturazioni sono state gestite in modo non traumatico, grazie ai prepensionamenti della legge 416”. Una situazione che tocca da vicino il quotidiano Alto Adige (edito da Seta, collegata alle testate locali del Gruppo Espresso, da anni in difficoltà), ma che finora ha solo sfiorato una realtà importante come Athesia. La casa editrice gestisce varie tipografie, stampa libri, guide e riviste e soprattutto pubblica Dolomiten, il quotidiano in lingua tedesca che è una sorta di organo non ufficiale di partito della Südtiroler Volkspartei: “Bastano gli abbonamenti dei simpatizzanti a garantire la tenuta del bilancio e gli investimenti – commenta Tomelleri – anche se la riduzione degli organici prosegue”. Situazione diversa nelle piccole imprese, che scontano i problemi tipici dell’artigianato: la crisi morde di più ma il tessuto del settore fa da collante e permette di galleggiare, magari anche accettando commesse senza margini di guadagno. Tra le piccole aziende industriali molte puntano oggi su lavori di nicchia per affrontare il crollo di attività nella stampa a piano. Un esempio finora vincente: i produttori di etichette si avvantaggiano del buono stato di salute del vino altoatesino. In alto i calici, quindi.
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