Sono prevalentemente notizie negative quelle che, nelle ultime settimane, arrivano dal Nordest. Aziende in difficoltà e situazioni di crisi che spesso non mostrano miglioramenti, ma anzi drammatici inasprimenti, con preoccupanti costi sociali e pesanti risvolti economici per le imprese stesse e per l’indotto. È il caso della Rotolongo di Bolzano che, dopo la cassa integrazione, ha attivato la procedura di mobilità e si prepara a ripiegare sui prodotti tradizionali rinunciando a quelli collaterali. Rotolongo, fondata nel 1989 dalla famiglia Longo, per l’Alto Adige è stata il simbolo del settore grafico, cresciuta fino a competere in Europa ma poi via via sempre più sulla difensiva sotto i colpi della crisi. Ora la mobilità non fa che certificare un calo di volumi e la contrazione del mercato che appaiono ormai impietosi: dal 2007 il settore ha visto sfumare la metà degli ordinativi dei clienti e l’anno scorso il crollo è stato del 26%. Per Rotolongo è andata ancora peggio: il fatturato 2013 segna -30% e nella prima parte di quest’anno la discesa s’è aggravata. Inoltre fra poche settimane si sarebbero esauriti i contributi della cassa integrazione. Senza prospettive immediate di recupero l’azienda ha deciso di avviare la procedura di mobilità per ben 59 dei 103 dipendenti in attività (erano 184 solo sette anni fa), di cui molti già a zero ore o fermi a rotazione. L’equilibrio di bilancio resta un miraggio nonostante il progressivo ridimensionamento della capacità produttiva (che oltre al personale ha riguardato le macchine, ridotte da cinque a due, più una utilizzata solo per lavori saltuari), tanto che l’azienda ha spiegato con il direttore Barion e il responsabile delle risorse umane Kompatscher che “il piano di riorganizzazione è inevitabile per garantire la sopravvivenza, con il piano industriale dal 2014 fino al 2016 che tornerà a essere focalizzato sul nostro core business”. In sintesi Rotolongo si limiterà alla stampa di prodotti particolari in rotativa destinati ai mercati della comunicazione diretta in Italia e all’estero, pur cercando di allargare il target di clienti. Saranno invece dismesse le attività accessorie, tra le quali gran parte dell’attività di legatoria. Per quanto riguarda i tagli, i vertici sottolineano che è l’unica possibilità per uscire dalla crisi attuale “e garantire un futuro all’azienda e alle persone che continueranno a lavorarci”. In effetti il sindacato più che annunciare battaglia punta a gestire al meglio una crisi dai risvolti difficili. “Cercheremo di contenere gli esuberi e di capire quanto spazio ci sarà effettivamente per chi rimarrà al lavoro con l’attuazione del piano industriale – spiega Fabrizio Tomelleri della Slc-Cgil –. Ci incontreremo ancora con l’azienda per valutare gli aspetti tecnici e il piano di riassetto, ma la procedura di mobilità è partita e si concluderà in un paio di mesi. In Rotolongo mancano i requisiti per il contratto di solidarietà, ma si potrebbe forse riproporre la cassa integrazione almeno per guadagnare tempo”. Intanto si fa sentire anche la politica, da sempre molto attenta alle crisi che toccano da vicino il territorio locale. L’assessore provinciale al Lavoro Martha Stocker promette di seguire la vicenda di Rotolongo e del suo indotto, preoccupata soprattutto dal fatto che a perdere l’impiego saranno altri lavoratori altamente qualificati e specializzati, per i quali non sarà certo facile trovare una collocazione alternativa in Alto Adige.
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