Fabbriche aperte e (per ora) nessun blocco della produzione anche perché il decreto del presidente del Consiglio dei ministri dell’11 marzo 2020 (a questo link il testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale) non ha incluso le aziende, come quelle grafiche o cartarie, nell’elenco delle chiusure obbligate fino al 25 marzo com’è accaduto invece, per esempio, per il settore commerciale e degli esercizi pubblici (bar e ristoranti). Ma la situazione nelle principali aziende di stampa italiane sta peggiorando di giorno in giorno, in particolare sul fronte degli ordini per i prossimi mesi, soprattutto quelli provenienti dall’estero o da settori (vedi la grande distribuzione organizzata) che in questo momento sente molto meno l’esigenza di stampare “volantoni” per le promozioni su sconti e offerte.
Frenano le commesse della Gdo
La frenata delle commesse della Gdo viene segnalata, per esempio, da Rotolito insieme con quella degli ordini esteri che si stano riducendo dagli Stati Uniti ai Paesi del Nord Europa e si sono, in questa fase, fermati dal Regno Unito. In Rotolito, come in altri grandi gruppi (vedi Elcograf-Pozzoni) gli impianti stanno lavorando senza interruzioni per ordini e commesse già acquisite nei mesi scorsi. Ma è inevitabile che nelle prossime settimane, se la situazione non migliorerà, si vada incontro a un calo produttivo con un minor utilizzo dei giri macchina che comporterà (oltre al ricorso a ferie, permessi, congedi) anche la richiesta di periodi di cassa integrazione. Il rischio, se non ci sarà una fermata totale delle aziende (ma quelle grafiche sono fondamentali per garantire l’informazione con la stampa di quotidiani e riviste) è che però alcune commesse possano migrare dalle aziende collocate nelle aree di maggior contagio (Lombardia-Veneto-Piemonte-Emilia Romagna) al Centro-Sud o addirittura all’estero, sebbene anche negli altri Paesi europei sia crescendo l’emergenza per la diffusione del nuovo coronavirus Covid-19.
In tutte le aziende sono stati introdotti, rispettando quanto previsto dalle normative emanate dal governo, modalità operative e di organizzazione del lavoro che evitino il rischio-contagio: mascherine protettive, gel e disinfettanti, distanza di almeno un metro e mezzo fra i lavoratori nei reparti.
Sicurezza e disinfezione
Precauzioni anche in Fedrigoni dove, fa sapere il gruppo, è stata anche introdotta con l’apprezzamento da parte dei dipendenti la misurazione della temperatura mentre questo week-end, spiega Giorgio Martano di Stige Arti Grafiche, aziende di stampa nel Torinese, sarà disposta la disinfezione di tutta l’azienda. In Stige, aggiunge Martano, è stata data libera scelta ai dipendenti di andare al lavoro, lavorare da casa (ove possibile) o prendersi periodi di ferie e congedi ma la maggior parte ha scelto di continuare a lavorare, anche perché la produzione per ora non ha subito particolari riduzioni mentre allarma la decisione già annunciata per esempio da importanti tour operator di dilazionare i pagamenti, mentre “noi siamo obbligati a saldare subito i fornitori di inchiostri e carta, perlopiù esteri”, prosegue Martano. Per quanto riguarda le commesse estere – Stige ha un significativo parco clienti oltre confine – c’è stata qualche defezione, per ora non allarmante, collegata in alcuni casi alla decisione del cliente di non venire in Italia per seguire gli avviamenti. Le difficoltà di viaggiare, del resto, segnalano in Rotolito, ha avuto un forte contraccolpo sul fronte commerciale con l’annullamento di molti viaggi di lavoro all’estero.
Smart working e ripercussioni economiche
Se è difficile spostare le persone, per ora invece – come confermano in Fedrigoni dove la produzione non ha subito contraccolpi – non ci sarebbero problemi con le merci a meno che nei prossimi giorni non arriveranno nuove disposizioni più restrittive. Restrizioni che renderebbero ancora più difficile il panorama delle aziende grafiche che, oltre alla messa in sicurezza dei dipendenti che si recano in azienda, hanno avviato già da giorni lo smart working. Il telelavoro però – con la dotazione in alcuni casi come in Fedrigoni di note-book e il consenso dei diretti interessanti rispettando precise policy aziendali – riguarda soprattutto le funzioni impiegatizie e commerciali (per esempio il 50-60% di circa 150-200 amministrativi del gruppo Rotolito) mentre, sottolineano in Elcograf, è più difficile applicare lo smart working per lavorazioni (si pensi alla pre-press) che richiedono strumenti (Mac) o collegamenti Internet ad alta velocità.
Ma anche lo smart-working, avverte Stefano Chinchio della padovana Chinchio Industrie Grafiche, non risolve il problema se un commerciale lavora da casa ma poi “il telefono resta spento”. La realtà, aggiunge Chinchio, è che la situazione sta diventando drammatica, con gli ordini che si riducono e se si andrà avanti così nelle prossime settimane si potrebbe essere costretti a tagliare turni di lavoro o a richiedere la cassa integrazione. Che però, avverte Chinchio, aggraverebbe il problema togliendo reddito ai lavoratori e quindi ritardando ancora di più la ripresa mentre sarebbe importante – oltre agli interventi a favore delle imprese come il rinvio di rate di mutui e leasing – sospendere il versamento dei contributi e utilizzare queste somme a favore dei dipendenti.
Un dipendente Durst positivo a Covid-19
È del 10 marzo la comunicazione del produttore Durst, con sede in Alto Adige, della positività di un dipendente a Covid-19: “Il dipendente in questione non era presente in azienda da ben 13 giorni e nei giorni precedenti ha avuto solo contatti molto limitati con altri dipendenti”, rassicura l’azienda nella nota, aggiungendo – a seguito di consulto del medico aziendale e dell’unità sanitaria – di non ritenere necessarie ulteriori misure di contenimento se non la messa in quarantena domiciliare di due giorni di solo un altro collaboratore. “La nostra sede centrale ha reagito tempestivamente allo sviluppo di Covid-19 con informazioni complete ai dipendenti, misure igieniche, regole sulla distanza e l’interruzione delle attività di viaggio. Anche le visite dei clienti in loco e le riunioni sono state ridotte al minimo. Abbiamo creato tutti i presupposti affinché i dipendenti possano lavorare, ove possibile, dalla loro abitazione”, si legge nella nota.
di Achille Perego
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