Hanno combattuto per oltre due anni per difendere il loro posto di lavoro e quella che era diventata la loro cartiera. E alla fine i loro sacrifici sono stati compensati. Anche se il reintegro non riguarderà tutti i 188 operai rimasti a casa dal febbraio del 2013 quando la storica cartiera Burgo di Mantova, specializzata nella produzione di carta da giornale, aveva cessato l’attività. L’epilogo di un declino cominciato nel 2009 dopo i fasti che l’avevano portato a metà anni sessanta ad avere oltre 700 dipendenti.
Ma i tempi, per le cartiere, sotto l’incalzare della crisi della carta stampa, che deve fare i conti con l’agguerrita concorrenza della comunicazione digitale, sono cambiati. E, come ha ricordato sulla Gazzetta di Mantova il segretario nazionale della Slc-Cgil Gianluca Carrega, negli ultimi anni di venti cartiere che hanno chiuso quella di Mantova è l’unica che riparte.
La ripresa dell’attività, prevista nel 2016, si deve all’accordo firmato a fine giugno in uno studio notarile di Treviso che ha sancito il passaggio (secondo indiscrezioni per circa 16 milioni di euro, anche se sulla cifra non ci sono conferme ufficiali) del sito produttivo di viale Poggio Reale a Mantova alla Pro-Gest dell’industriale Bruno Zago. Che al momento dell’accordo ha ribadito l’impegno per un rilancio produttivo della cartiera mantovana che tenga conto tanto delle caratteristiche dell’impianto quanto dell’impatto occupazionale sul territorio. L’obiettivo è quello di arrivare alla riattivazione della cartiera – con circa 80-100 occupati – entro l’estate del prossimo anno. Nel frattempo una decina di ex dipendenti sono stati riassunti per iniziare a lavorare al ripristino del sito produttivo, dopo il lungo periodo di chiusura sotto il coordinamento di Francesco Zago (direttore divisione cartiere del gruppo Pro-Gest) e di Alfredo Pistoni (responsabile Cartiera di Mantova). A dirigere lo stabilimento sarà quindi l’ex capo di produzione della cartiera Burgo. Destinata, con la ripartenza, a cambiare pelle.
Un cambiamento reso possibile anche dalla struttura dell’impianto – la “fabbrica sospesa” – che, grazie all’architetto Pier Luigi Nervi che la progettò negli anni settanta – è grande abbastanza da contenere, grazie a tiranti d’acciaio e a due enormi alzate in cemento – una macchina gigantesca. E il gruppo Zago, leader in Italia per carta, cartone e imballaggi da riciclo, ha intenzione di installare la linea più grande d’Italia per produrre cartoncino ondulato: 7 metri e mezzo di luce. Lo stesso Francesco Zago, figlio del’ad Bruno, ha spiegato nei giorni scorsi che i progetti per la ex Burgo di Mantova sono ambiziosi. Dalla produzione di carta da giornale si passerà a quella da imballaggio e quindi servirà una rivisitazione degli impianti. E investimenti massicci stimati in circa 100 milioni di euro. Dal nuovo impianto dovrebbero uscire 400mila tonnellate all’anno di cartoncino ondulato a bassa grammatura. Un prodotto in espansione che rende gli imballaggi più leggeri, ma resistenti. E più sostenibili dal punto di vista ambientale.
Così l’operazione Zago, secondo i sindacati, riveste una valenza nazionale come risposta del settore cartario nazionale ai processi di riconversione già programmati in Europa nel biennio 2015-2016 da importanti gruppi mondiali che hanno abbandonato la produzione di carta per giornali per passare alle carte per il packaging la cui richiesta è cresciuta nel primo quadrimestre dell’anno del 7,5% rispetto a una flessione del 5% delle carte grafiche. Un fenomeno che, se non contrastato, aumenterebbe la nostra dipendenza dall’estero. E la Pro-Gest, con l’acquisizione della Burgo di Mantova, ha deciso che vuole essere protagonista di questa contro-offensiva nazionale.