Con una produzione di 8,5 milioni di tonnellate realizzate nel 2012 da 160 impianti e 20.000 addetti diretti, l’industria cartaria italiana è un settore Energy Intensive che consuma all’anno 2,4 miliardi di m3 di gas naturale e 6,5 miliardi di kWh di cui oltre il 50% autoprodotto in cogenerazione. Paolo Culicchi, presidente Assocarta fotografa così la situazione “energetica” delle cartiere italiane nel suo intervento a Roma alla Quinta Conferenza Nazionale per l’Efficienza Energetica “La ripresa vuole efficienza” organizzata da Amici della Terra con la partecipazione, tra gli altri, di Assocarta, Confindustria Ceramica e Assoelettrica. Al centro del dibattito l’importanza di valorizzare l’efficienza energetica per rafforzare la competitività dell’industria manifatturiera energivora, spina dorsale del nostro sistema economico. Condizione determinante per risalire la china è che la politica del Paese intervenga dando una maggiore spinta a favore dell’industria manifatturiera e sulla risoluzione di alcuni nodi cruciali, tra cui la riduzione dei costi energetici e il riconoscimento dell’efficienza energetica. “Da sempre” spiega Paolo Culicchi “nelle cartiere italiane esiste un legame diretto tra costo dell’energia – che può superare anche il 30% dei costi complessivi – ed efficienza energetica poiché per vendere prodotti cartari competitivi sul mercato europeo e mondiale si è lavorato costantemente sull’efficienza energetica tanto che le cartiere hanno iniziato ad utilizzare la cogenerazione ben prima che si sviluppasse il dibattito sull’efficienza”. “Tuttavia” sottolinea Culicchi “la cogenerazione corre il rischio di venire gravata da nuovi oneri (oneri A) e sarebbe inaccettabile che per riparare agli errori fatti con le rinnovabili si chieda di pagare il conto proprio alla cogenerazione e all’industria manifatturiera a cui non è certo imputabile la crescita degli oneri A3”. Il tema dell’efficienza nel settore cartario italiano può essere declinato in tre linee direttrici: migliorare l’efficienza con interventi nel processo produttivo (interventi molto complessi spesso ritagliati sul singolo stabilimento), fare investimenti in nuovi impianti di cogenerazione o potenziare quelli esistenti, recuperare l’energia dagli scarti di produzione. Quest’ultima opportunità di recupero energetico dagli scarti in Italia è pari solo al 28% a fronte di una media europea del 50%. “Se per la produzione di circa 313.000 tonnellate di residui cartari annui ipotizzassimo un contenuto medio di energia di 2.500 chilocalorie per chilogrammo” spiega Massimo Medugno, direttore generale di Assocarta “otterremmo l’equivalente di 78.000 TEP, ovvero lo 0,05% del fabbisogno annuo nazionale”. “Una migliore gestione degli scarti del processo produttivo incentiverebbe anche il riciclaggio sul territorio ovvero il riciclo di prossimità” conclude Medugno “occasione di sviluppo per il territorio e di efficienza sotto il profilo industriale e sociale”.
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