Libro cartaceo o elettronico? Un dilemma ancora irrisolto, che è stato al centro della tavola rotonda tenutasi lo scorso 20 giugno a Milano nell’ambito dell’Assemblea pubblica annuale della Federazione della Filiera della Carta e della Grafica, costituita da Assografici, Assocarta, Acimga e Comico. Dopo il tradizionale intervento di apertura del presidente uscente Felice Rossini – che ha passato il testimone per il prossimo mandato a Paolo Culicchi, presidente di Assocarta – che ha fornito alcuni dati del settore, lo scrittore Alessandro Mari, vincitore del Premio Viareggio Rèpaci 2011, ha condiviso con i partecipanti la sua personale visione rispetto al libro, qualificando la sua natura come “bastarda”, albergando in essa la “razza cartacea” e quella “digitale”. Due nature diverse anche per il libro: quello cartaceo che suscita emozioni, come la nostalgia di una trama che viene evocata ogni qualvolta lo sguardo incrocia “quel” libro, la versione digitale che assolve funzioni pratiche, come quella di consentire una pubblicazione a costi più contenuti o quella di catturare la pulsione della fiction televisiva nei romanzi strutturati come dispense “a puntate”. Eppure nessuna delle due sostituirà l’altra: esse coesisteranno senza grandi problemi e il libro in carta esisterà finché saranno vive le generazioni come la sua, nate a cavallo tra la carta e le nuove tecnologie. Anche il moderatore della tavola rotonda, Filippo Azimonti, giornalista di “La Repubblica”, prima di dar voce ai partecipanti alla tavola rotonda, ha confessato la sua doppia anima di scrittore su carta e su strumenti digitali, esprimendo la netta convinzione che il futuro sarà caratterizzato da una convivenza di sistemi di comunicazione diversi. Molto vario il parterre di personaggi che ha composto la tavola rotonda: da Giovanni Biondi del Ministero Istruzione, Università, Ricerca, a Irene Enriques di Zanichelli, Giorgio Riva di Rcs, Franco Edoardo Scioscia dell’Associazione Librai Italiani e Dianora Bardi di “Impara Digitale”: tutti con esperienze professionali tra carta e digitale. Se da un lato tutti hanno ammesso una predilezione personale per la carta, dovuta forse anche a ragioni generazionali, diverso il punto di vista sul digitale: Giovanni Biondi ha illustrato una vision di innovazione digitale della scuola come obiettivo di lungo periodo, potenzialmente rivoluzionario, che non riguarderà solo le tecnologie ma anche gli insegnanti. Diversa la questione del libro: il libro cartaceo in sé non è, suo avviso, sostituibile, mentre il manuale scolastico è migliorabile: alcune delle sue parti sono infatti più efficaci in digitale (esercizi, cartine geografiche ecc.), aiutano a dare più concretezza agli studi, in particolare ai più disagiati, e più entusiasmo ai ragazzi. Concorde sul fatto che lo strumento digitale contribuisca in modo considerevole a coinvolgere i ragazzi delle nuove generazioni che “non leggono molto” e ad avvicinarli anche a materie classiche, come il latino, è Dianora Bardi, insegnante di italiano e latino al liceo Lussana di Bergamo, e artefice di un progetto per l’adozione diffusa di iPad in classe. In ogni caso “la tecnologia fine a se stessa non basta”, alla base ci deve essere anche un profondo rinnovamento della didattica. Il focus quindi non è la tecnologia, ma la didattica innovativa, con l’obiettivo di trasmettere sapere nel miglior modo possibile. Con tanti limiti: mancano le infrastrutture tecnologiche nelle scuole, mancano i fondi per la formazione degli insegnanti e i costi dell’acquisto degli strumenti digitali vengono sempre più spesso scaricati sulle famiglie”. “Come si giocherà la partita tra carta e digitale non è ancora chiaro”, ha evidenziato Irene Enriques di Zanichelli, anche se le case editrici cercheranno di seguire entrambe le opzioni, almeno per i prossimi anni: un abbandono rapido del cartaceo non è pensabile. Ha fornito spunti di carattere economico e di mercato Giorgio Riva di RCS, evidenziando che se da un lato l’Italia mostra trend di crescita del digitale molto più ridotti rispetto ad altri Paesi come quelli anglosassoni, dall’altro è vero che i prodotti che subiranno in futuro un’accelerazione nel processo di digitalizzazione sono quelli a maggior grado di obsolescenza e quelli rispetto ai quali i consumatori chiederanno una diversa fruibilità. Eppure, anche Riva, non crede nella scomparsa della carta, quanto piuttosto ad una coesistenza tra carta e digitale, caratterizzata da equilibri diversi tra i vari prodotti. Quindi, “lunga vita alla carta!”, conclude Franco Edoardo Scioscia che evidenzia come la scarsità di risorse messe a disposizione per gli investimenti in infrastrutture, per la banda larga, per la formazione degli insegnanti determini un considerevole rallentamento di qualsiasi progetto di innovazione nelle scuole. “Il Ministero immagina un mondo che non c’è”. “E” – conclude – “perché non parlare dei costi, quelli veri, per le famiglie? Perché non parlare dei costi di smaltimento dei tablet? Ci sono ancora in Italia troppe contraddizioni tra le enunciazioni di programma e quello che poi si fa veramente, quindi, per quanto riguarda i tempi, “possiamo stare tranquilli”. Al termine dell’interessante e vivace dibattito un breve intervento di chiusura di Paolo Culicchi, neopresidente della Federazione, sulle difficoltà del comparto della carta, solo parzialmente determinate dalla digitalizzazione, ma legate soprattutto alla situazione congiunturale del settore della carta stampata.
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