Il grande giorno sembra finalmente arrivato. A meno di un anno dalla sospensione delle pubblicazioni (agosto 2014) l’Unità si prepara a tornare in edicola. Mancano, infatti ormai pochi giorni al termine fissato, esattamente il 30 giugno, per l’uscita del quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Un ritorno accompagnato da molte novità a livello della compagine azionaria della nuova società editrice e dalla conferma, quasi certa, dello storico stampatore del quotidiano prima che fossero interrotte le vendite in edicola. A stampare l’Unità – che riavrà il logo originale con l’unica modifica che l’apostrofo sarà di colore verde, richiamando così i colori della bandiera italiana (e anche del Pd) – dovrebbe infatti essere la Litosud del gruppo di Mario Farina negli impianti di Roma e in quello milanese di Pessano con Bornago. L’Unità quindi tornerà ad aggiungersi alle numerose testate che girano sulle rotative della Litosud, tra cui alcune edizioni della Stampa di Torino, il Manifesto, Libero, Italia Oggi ed Mf. Per il ritorno in edicola, con un formato a 24 pagine e prezzo di 1,40 euro, si prevederebbe una tiratura speciale superiore alle 200mila copie che poi sarà gradualmente ridotta, in base anche alla risposta dell’edicola, sopra le 100mila.

La redazione sarà composta da 33 giornalisti e poligrafici, come ha stabilito l’accordo sindacale siglato il 10 giugno. La redazione centrale sarà a Roma e non a Milano, come previsto in un primo momento mentre l’incarico della direzione è stato affidato a Vladimiro Ilic Frulletti, da sempre giornalista della stessa Unità, per cui seguiva Matteo Renzi, per molti anni cronista del dorso toscano del quotidiano.

“Registriamo – ha spiegato nei giorni scorsi il Cdr dell’Unità – un importante passo avanti, decisivo per il lavoro dei colleghi e per la sicurezza economica delle loro famiglie. Il merito di questo risultato va ascritto, in modo non formale, anche ai pesanti sacrifici che i lavoratori hanno accettato di accollarsi. Come rappresentanza sindacale continueremo ad agire a tutela dei colleghi, vigilando affinchè possa concretizzarsi al più presto l’impegno dell’azienda (indicato nell’accordo) ad assumere nuovo personale dal bacino dei giornalisti de l’Unità, se nei prossimi 18 mesi il prodotto riuscirà a guadagnare in modo stabile nuove quote di mercato”. L’impegno del Pd nella ripartenza dell’Unità, ha commentato invece Francesco Bonifazi, tesoriere del Partito Democratico “è stato al 100% e si vede anche dal fatto che ci abbiamo messo la faccia con la Fondazione Eyu. E a questo punto, incrociando le dita, tra pochi giorni avremo finalmente l’Unità in edicola”.

 

Rispetto alla prima composizione della nuova società editrice del quotidiano, ci sono stati infatti notevoli cambiamenti nell’azionariato. La Fondazione Eyu (Europa-Youdem-Unità) che fa capo al Pd ha infatti acquisito una quota del 19,65% mentre la maggioranza (circa l’80%) è posseduta dalla Piesse, società controllata al 60% da Guido Stefanelli e dal 40% dal costruttore Massimo Pessina. Nella nuova società editrice è diventata così marginale, rispetto a come lo era all’inizio, la presenza di Guido Veneziani a cui viene attribuita una partecipazione inferiore all’1% e non dovrebbe essere presente nel consiglio di amministrazione. Il numero uno della Guido Veneziani Editore (che pubblica una serie di periodici tra cui Vero e Stop) dovrebbe però restare come service per la realizzazione degli inserti tematici che saranno allegati al giornale e che spazieranno dalla salute al tempo libero.

Sulla riduzione dell’impegno di Veneziani nella nuova avventura dell’Unità, al di là delle scelte personali dell’editore e dei rapporti con gli altri azionisti, non possono non avere influito le notizie di cronaca di queste ultime settimane riguardanti soprattutto le aziende di stampa che fanno capo a Gve. In particolare la dichiarazione di fallimento di RotoAlba e la notizia, riportata dal Fatto Quotidiano, dell’apertura di un’inchiesta per bancarotta fraudolenta e semplice collegata proprio alla storica tipografia dei Paolini acquisita tre anni fa da Veneziani che, sempre al Fatto Quotidiano, aveva dichiarato di non sentirsi preoccupato sostenendo di non avere mai distratto un euro ma di avere invece messo del denaro per fare sopravvivere RotoAlba.

Inoltre, sempre nelle scorse settimane, ci sono stati scioperi, poi rientrati, dei giornalisti della casa editrice e dei dipendenti della Mazzucchelli (azienda anch’essa acquisita da Gve) che avevano lamentato ritardi nel pagamento degli stipendi.