Vi sarà già capitato di sentir parlare di NFT, cioè Non-Fungible Token, un certificato di autenticità scritto su blockchain di un prodotto unico (quindi, non intercambiabile). Fino al 9 gennaio, la serie limitata di jeans 501 Original, realizzati con una fibra fatta di denim riciclato e cotone biologico, sarà presente nelle boutique francesi di Levi’s, con una garanzia di 105 anni, che consente quindi di ripararli all’infinito recandosi allo store sugli Champs-Elysées.
Un utilizzo non scontato della tecnologia blockchain, che diventa così non soltanto uno strumento per generare hype e cavalcare il trend, ma anche per porre l’attenzione sulla qualità del prodotto (esaltandone la lunga durata).
Naturalmente l’iniziativa punta a invogliare gli utenti a cercare i jeans “certificati NFT” e generare maggiore traffico in negozio. Per acquistare uno dei dieci jeans garantiti a vita bisognerà infatti recarsi in uno dei 107 punti vendita Levi’s in Francia. Scansionando un QR code si otterrà un biglietto che consentirà di partecipare all’estrazione finale.
L’utilizzo degli NFT nel fashion retail dimostra come la gamification sia ormai diventata una parte integrante dell’esperienza d’acquisto. Il magazine Drapers parla di “gamified scarcity” come di una tecnica ormai radicata nell’industria della moda, che sfrutta oggetti da collezione ed edizioni limitate per attrarre l’attenzione degli utenti.
L’esempio più diretto di un NFT nel mondo del fashion è quello in cui l’NFT è il “gemello” digitale di un indumento reale. Clothia, un rivenditore online di prodotti di lusso a prezzi accessibili, sta attualmente mettendo all’asta abiti NFT. I vincitori riceveranno i corrispondenti abiti reali. Sia gli NFT che gli abiti fisici sono unici.
Secondo quanto dichiarato a Vogue Business da Amber Jae Slooten, co-fondatrice di The Fabricant, una casa di moda digitale, la parte veramente divertente degli NFT consiste nel superare la mera copia degli articoli fisici. Recentemente, il marchio ha recentemente organizzato un concorso di design di moda in 3D in collaborazione con Adidas e l’organizzazione no-profit di Karlie Kloss, Kode With Klossy. Le 20 migliori proposte fisiche sono state poi messe all’asta sotto forma di NFT. Sono stati anche esposti in una galleria di Decentraland, dove i visitatori potevano vedere le opere d’arte e fare offerte virtualmente sui disegni.
Il vero driver per l’adozione di questa tecnologia su larga scala non deve comunque diventare la FOMO (Fear of Missing Out) cioè la paura di restare esclusi da un’esperienza, ma piuttosto rafforzare l’identità di un marchio sul lungo termine e inserirsi all’interno di una strategia di marketing multicanale.
di Caterina Pucci