Il primo round per aggiudicarsi e salvare dal fallimento, seppure con un forte ridimensionamento del personale, lo storico gruppo Cerutti di Casale Monferrato, leader mondiale nella produzione di macchine rotocalco e specializzato anche in imballaggi flessibili, ha visto la vittoria degli svizzeri di Bobst. L’asta celebrata mercoledì 30 giugno, a cui hanno partecipato Bobst Italia e Seconda Rinascita, è stata infatti provvisoriamente aggiudicata – come riferiscono giornali e media locali – al gruppo elvetico al prezzo di 6,2 milioni di euro a fronte di una base d’offerta di 5 milioni. Entro dieci giorni, secondo la legge fallimentare, potranno essere presentate nuove offerte irrevocabili di acquisto migliorative, per un prezzo non inferiore a quello di aggiudicazione, maggiorato del 10%. In questo caso si terrà un’asta finale tra il nuovo offerente e l’aggiudicatario provvisorio ai fini della designazione dell’aggiudicatario definitivo.
Poiché il 30 giugno era terminato anche l’ultimo periodo di cassa collegato alla procedura fallimentare, i curatori Ignazio Arcuri e Salvatore Sanzo, in conformità ai provvedimenti autorizzativi già emessi da giudici delegati, hanno attivato le necessarie procedure affinché i lavoratori possano accedere alle ulteriori forme di sostegno al reddito previste dalla legge (Naspi).
Bobst, tra i leader mondiali nell’imballaggio, è proprietaria della ex Rotomec di San Giorgio Monferrato, dove vorrebbe trasferire gli operai assorbiti da Cerutti per cui si parla di una trentina su 255 mentre verrebbe costituita una cooperativa con circa 40 persone. Quella svizzera era una delle due offerte pervenute lo scorso 3 maggio al Tribunale di Vercelli per i due rami d’azienda Officine Meccaniche Cerutti e della controllata al 100% Cerutti Packaging Equiment entrambe dichiarate fallite nell’autunno 2020. L’altra offerta (che sarebbe arrivata a 6,1 milioni) era invece stata depositata da Rinascita Seconda srl, newco milanese formata da una cordata di imprenditori italiani: Marco Drago, presidente del gruppo DeAgostini, Diana Bracco (presidente e ad dell’omonimo gruppo), Ernesto Pellegrini (ex presidente dell’Inter, e fondatore di Pellegrini e della Pellegrini Catering Overseas) e Franco Goglio, ceo della Goglio, supportati da Paolo Montironi, socio fondatore e senior partner dello studio legale NCTM. Al fianco degli imprenditori agisce poi anche il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali e la prosecuzione dell’attività d’impresa, gestito da Invitalia. E proprio la presenza del soggetto pubblico aveva fatto pensare che fosse questa la cordata vincente.
In una nota diffusa dopo l’esito dell’asta, Rinascita Seconda ha fatto sapere che “si riserva di valutare se procedere a un rilancio come prevede il bando di gara per assicurare continuità alle attività di Cerutti ed evitare che siano polverizzate all’interno di un gruppo straniero dove la storia di Cerutti terminerebbe con grave danno per la collettività”. La cordata italiana, inoltre, precisa di essersi anche impegnata all’assunzione di 31 dipendenti in più rispetto a quanto previsto dal bando e che a suo avviso nella valutazione del corrispettivo offerto andrebbe anche considerato un importo aggiuntivo di 8,98 milioni di euro, corrispondente alle “risorse che verrebbero erogate, sotto forma di salari ed oneri accessori, nell’arco dei cinque anni di piano industriale, a favore dei trentuno lavoratori in aggiunta ai trenta minimi previsti dal bando, in quanto tali ulteriori assunti si qualificano a tutti gli effetti quali creditori dei fallimenti”.
Infine, Rinascita Seconda ha reso noto che Matteo Rossini, indicato come possibile amministratore delegato dalla cordata, il 28 giugno ha chiuso un accordo con le rappresentanze sindacali che avrebbe consentito una ripartenza immediata dell’attività. Nel corso dell’incontro erano stati confermati gli impegni di: realizzare un incremento produttivo che prevedeva il raggiungimento di 8 macchine nell’arco di tre anni, assumere 61 dipendenti; mantenere la produzione nello stabilimento di via Adam che affitterebbe al contrario di Bobst che invece trasferirebbe la produzione.
Intanto lavoratori e sindacati guardano con attenzione e apprensione la conclusione della vicenda, alle eventuali prossime mosse della cordata tricolore e di Bobst (che anch’essa avrebbe trattato con le parti sociali un’intesa), anche perché più aumenterebbe l’offerta maggiori sarebbero i ristori su quanto non incassato dal momento del fallimento, e al Piano sociale che riguarderà i lavoratori esclusi dalla produzione.
di Achille Perego