La crisi del settore grafico, nonostante i timidi segnali di ripresa, continua a mordere. E purtroppo si allunga l’elenco delle aziende in difficoltà e a rischio chiusura. L’ultima, brutta notizia, riguarda la Capriolo-Venturini, messa in liquidazione lo scorso 20 aprile e, dopo la nomina del commissario, in attesa proprio in questi giorni dell’auspicato concorcato preventivo da parte del Tribunale di Milano che potrebbe evitare la definitiva procedura di fallimento, con la chiusura definita dell’attività e la perdita di 174 posti di lavoro, 121 alla Venturini di San Martino in Rio in provincia di Reggio Emilia e 53 nella sede della Capriolo a Caleppio di Settala in provincia di Milano. La Ottavio Capriolo e la Venturini Dmc si erano messe insieme il 31 dicembre del 2009 dando vita, appunto, alla Capriolo Venturini, primo service di stampa in Italia specializzato nel settore del direct marketing. La nuova società (40 milioni di euro di ricavi stimati per il 2010 e circa 200 dipendenti al momento della fusione) faceva capo per circa il 50% ai soci storici della Capriolo e per il restante 50% a I2Capital, il fondo di private equity che aveva tre anni fa acquisito il gruppo Venturini e che controlla la capofila Selecta, l’azienda veneta, entrata in Venturini nel 2004, che resta il secondo operatore italiano, dopo Postel, nella business communication. La scelta di mettersi insieme e diventare il primo operatore del mercato del direct marketing era basata sulla complementarietà dei business delle due aziende, Venturini Dmc forte nelle grandi tirature e sui mercati esteri, Capriolo nelle piccole e medie tirature, nella gestione dei dati e nel marketing intelligence. Purtroppo, non si è rivelata una scelta vincente. La Capriolo, dove l’attività è stata interrotta tranne la parte commerciale, con i dipendenti in cassa integrazione, ha subito duramente gli effetti negativi del taglio agli incentivi postali sulla corrispondenza degli enti non-profit mentre la Venturini (dove una quarantina di dipendenti lavorano ancora a rotazione uscendo dalla cassa) avrebbe subito, come spiegano alla Slc-Cgil di Reggio Emilia, una pesante crisi finanziaria con un’esposizione di 4,6 milioni di euro. Crisi produttiva da una parte e finanziaria dall’altra, hanno messo in ginocchio l’azienda e costretto gli azionisti a chiedere la messa in liquidazione volontaria. Adesso si spera che il Tribunale conceda, con il via libera della maggioranza dei creditori, il concordato preventivo per proseguire l’attività e magari trovare un partner interessato a entrare o rilevare l’azienda.
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