Prosegue la strategia di espansione nel mercato del packaging da parte del Gruppo con sede a Vigevano
Proprio mentre stiamo lavorando a un’analisi sulle aziende grafiche italiane che scelgono la via della crescita per acquisizione è trapelata una notizia, ufficializzata pochi giorni fa: Isem, produttore di cofanetti e astucci per i settori del lusso, ha acquisito l’intero capitale sociale di Industrial Pack, con l’obiettivo di rafforzare la propria presenza nel mercato dell’imballaggio di alta gamma. Acquisizione che segue quella di Grafiche Bramucci, azienda di Sesto San Giovanni con una produttività di oltre 50 milioni di pezzi.
A sua volta Industrial Pack, attiva da oltre 70 anni nell’analogo business, nel 2019 aveva aggregato ben tre aziende del settore e attualmente opera nelle sedi di Bologna, Treviso e Cesena, rispettivamente dedicate ad altrettanti segmenti di produzione quali il packaging di lusso; healt care e farmaceutico; veline e tovagliato. In merito a Isem solo lo scorso maggio era stata rilevata da Peninsula Capital Management. Come ha rivelato Francesco Pintucci, Ceo di Isem, al quotidiano Il Corrire della Sera, la scelta di Industrial Pack non solo da attribuire al “portafoglio clienti sinergico con Isem, ma anche perché possiede tre impianti produttivi nel nostro Paese, elemento essenziale in una fase di mercato in cui tutti i principali produttori industriali tendono a riposizionare le proprie aziende in Europa o nei Paesi vicini”.
Un avvicendarsi di aggregazioni di tecnologie, capacità e siti produttivi, maestranze e asset aziendali volto a dare vita a un polo del packaging di dimensioni ancora in progress, lo stesso Pintucci ha infatti confermato l’intenzione di acquisire altre aziende, per il 2023 ci sarebbe già in programma una nuova integrazione. Crescere geograficamente, ampliare i mercati di pertinenza e rafforzare l’offerta di prodotti permetterà di raggiungere l’ambizioso traguardo dei 100 milioni di Euro di giro d’affari nei prossimi 3-4 anni, questi gli obiettivi dichiarati da Isem.
Uno scenario che conferma l’interesse da parte delle aziende in crescita – specialmente quelle controllate da fondi di investimento – nei confronti dei più promettenti segmenti della carta stampata.