Il Vinitaly 2015 ha scolato fino all’ultima goccia le novità del mercato, riempiendo i bicchieri di buyer giunti a Verona da 140 Paesi. I visitatori sono stati circa 150 mila, con un forte aumento delle presenze dall’Estremo Oriente oltre al sorprendente interesse dell’Africa e del Maghreb. A guidare la classifica degli operatori esteri l’area tedesca con il 25%, davanti a Usa e Canada con il 20% e dal Nordeuropa. La Francia precede il Far East mentre la Russia è in calo a causa della difficile situazione geopolitica. Un po’ di ottimismo in arrivo anche dal mercato interno.
Ma c’è anche molta… carta in mezzo a tutto questo vino: produttori di etichette, aziende di packaging, grafici, designer, tutti impegnati a valorizzare rossi, bianchi e bollicine e a “tagliare” un vestito su misura alle bottiglie per renderle più interessanti e uniche agli occhi dei compratori. Ne abbiamo incontrati alcuni (raccolti nel salone internazionale Enolitech che il Vinitaly dedica alla tecnologia innovativa applicata alla filiera del vino e dell’olio) per raccogliere le loro opinioni a caldo sull’andamento della rassegna e sulle prospettive del mercato.
“Le fiere mettono in evidenza anno dopo anno un calo di visitatori, ma abbiamo scelto di essere comunque presenti perché è importante sentire il polso del mercato – sottolinea Camillo Ribola della Cortepack di Brescia –. Bisogna inseguire i clienti e le loro esigenze, soprattutto in mezzo a tanti alti e bassi… forse ora soprattutto “bassi”. L’economia deve trovare nuovi equilibri e il vino, se non altro, rappresenta per il settore della stampa una buona opportunità di sbocco”.
“Un tempo facevamo scatole per le calzature, ma ormai in Italia di scarpe non se ne fanno più. Poi eravamo passati alle confezioni per il tessile, ma è sparito anche quello, come i giocattoli, gli elettrodomestici… Per fortuna il settore vinicolo è attivo, in particolare per l’export, anche se le piccole cantine richiedono quantità limitate. Nessuno ormai produce per il magazzino, si lavora sempre più just in time con una cura crescente per la nobilitazione. E grazie al vino oggi arriviamo anche in Francia, Belgio, Germania, oltre che in Tunisia, Algeria e a Dubai”.
“Abbiamo raccolto buoni contatti e tra qualche settimana sapremo se il Vinitaly ci avrà portato del lavoro, e quanto – dice Gino Scacchetti di Estense Etichette di Fiorano, Modena, nello stand con Simonetta Mora di RS Tipolitografica di Novellara, Reggio Emilia –. Il giusto packaging aiuta sempre a vendere il prodotto: i produttori lo sanno e scelgono l’etichetta giusta per le esigenze particolari. Come la gamma di etichette “vellutate” che abbiamo proposto qui a Verona”.
Anche Scacchetti e Mora confermano che è l’export la locomotiva che tira il (piccolo) treno della produzione, mentre per il mercato italiano il lavoro ancora scarseggia. Vincono i prodotti di nicchia e di alta qualità, come il pregiato aceto balsamico, addirittura più ricercato all’estero che in Italia. “In ogni caso – concludono – il settore alimentare regge e il vino, in particolare, genera business: la maggior parte dei nostri clienti vende all’estero fino all’80% della produzione”.
“Proponiamo imballaggi e scatole in carta con effetto legno dotato di certificazione ambientale, un prodotto che si adatta al settore vinicolo perché sostituisce la tradizionale cassetta in legno – dice Roberto Biondi della Fontana Grafica di Milano –. Creiamo texture con immagini raffinate che riproducono nuance particolari, personalizzate sui bisogni e i desideri del cliente”.
“Flessibilità e velocità faranno sempre più la differenza, soprattutto per il mercato del vino di qualità che guarda all’export. Purtroppo i produttori italiani sono ancora legati al legno, mentre in Francia il packaging guarda alla sperimentazione e accetta le sfide. Quello vinicolo per noi è un settore relativamente nuovo, e siamo al Vinitaly proprio per verificarne i potenziali sviluppi: ma occorre un cambio di mentalità, che il più delle volte dipende dal budget disponibile…”