C’è voluta una pandemia per farceli rivalutare. Dopo un decennio, i codici QR – quei piccoli quadratini in bianco e nero che, se scansionati tramite la fotocamera dello smartphone, permettono di accedere a contenuti esclusivi – stanno vivendo un’inaspettata primavera.

La necessità di favorire operazioni senza contatto fisico ha sicuramente contribuito a diffonderne l’utilizzo: basti pensare ai menù cartacei all’interno dei ristoranti, sostituiti in molti casi da quelli digitali. Circuiti come PayPal e Venmo hanno lanciato opzioni di pagamento touchless  che si servono di codici QR, e la catena di farmacie CVS ha messo a punto un piano per implementarli all’interno di 8.200 negozi entro la fine dell’anno.

Qualche tempo fa, la rivista Quartz aveva raccontato come l’emergenza Covid-19 avesse fatto acquisire nuova importanza ai QR code.

In Cina erano utilizzati come strumento per pagamenti contactless già a partire dal 2017, ma nel resto del mondo non sembravano aver sortito lo stesso successo. I musei hanno adottato questo strumento già da alcuni anni, permettendo ai visitatori di ottenere rapidamente informazioni extra su una particolare opera d’arte, scansionando i codici dal telefono. Oggi, questo sistema comincia ad essere adottato in maniera sempre più estesa anche dal mondo del retail e della comunicazione visiva.

Nello specifico, l’abbinamento tra i cartelloni pubblicitari e i codici QR può spingere i consumatori a compiere un’azione immediata, come contattare l’azienda per ricevere informazioni, usare le mappe di Google per visitare il negozio, partecipare a concorsi e giochi a premi.

In Italia, un utilizzo recente di integrazione di questa tecnologia all’interno di una campagna OOH è quello messo a punto da NeN per la campagna “Cos’è sto Robo?”. Piccoli e grandi manifesti, poster, schermi LCD in prossimità della metro o delle fermate del bus mostravano la rappresentazione grafica stilizzata di questo misterioso oggetto, accompagnata da un QR code: inquadrandolo era possibile partecipare al gioco per scoprire di che cosa si trattasse. Pochi mesi fa, Nutella ha utilizzato i QR code in abbinamento alla campagna pubblicitaria per il lancio della limited edition Ti amo Italia. Anche, in questo caso, inquadrando il codice, gli utenti accedevano virtualmente ai luoghi raffigurati su ciascun vasetto, con la possibilità di acquisire informazioni sulla storia e la geografia del territorio e rispondere a un quiz per vincere un viaggio nella località desiderata.

Secondo diversi esperti, in futuro vedremo sempre più spesso brand e retailer utilizzare questo strumento per offrire, attraverso la realtà aumentata, un’esperienza personalizzata che non sostituisce quella resa possibile dalla comunicazione stampata, ma punta a migliorarla.

di Caterina Pucci