“Merak” in serbo significa il piacere delle piccole cose. È Ilide Carmignani, una delle più importanti traduttrici italiane, a mettere in evidenza questa e una serie di altre parole in lingue diverse capaci di riassumere in un solo sostantivo un significato di benessere e di felicità. Il libro, edito da Rizzoli, in cui Carmignani ha raccolto e raccontato queste parole “magiche” si intitola “Saltare nelle pozzanghere”, con rimando alla più famosa di queste espressioni, l’islandese “hoppipolla”, che indica appunto il piacere infantile di planare con i piedi nelle pozze che si formano durante i giorni di pioggia. Ci sono altri termini di questo tipo come l’olandese “uitwaaien” ovvero godersi l’effetto rigenerante di una passeggiata nel vento, mentre rubare l’assaggio di un boccone di un cibo ancora in pentola, in norvegese, si dice “tyvsmake”.

Pensando alle parole del mondo della stampa e ai loro significati, ammetto che da quando ho iniziato a scrivere di tecnologia di stampa mi sono affezionata a una serie di termini come “leporello”, “antiscartino” e “labbratura”… ognuna di queste parole oltre al suono piacevole o curioso rappresenta una scoperta per i suoi significati. Ad alcune parole ho imparato ad associare un’azione: come la “rosetta” che si osserva impiegando un “lentino” che imitando i tecnici ho iniziato con soddisfazione a estrarre dalla tasca al momento di esaminare uno stampato.

Le parole della stampa mi hanno sempre affascinata, ancor prima di entrare nel mondo professionale delle arti grafiche. I nomi che certi prodotti editoriali prendono direttamente dalla tecnologia con cui sono realizzati: i tabloid, i rotocalchi, le riviste patinate… È un fenomeno linguistico che trovo stupendo e unico: questi nomi, per una sorta di sineddoche, finiscono per associare a un formato, a una tecnologia di stampa o a una tipologia di carta, un significato altro e preciso. Un senso che specifica il contenuto e la forma di qualche cosa, di un oggetto specifico e fisico, che da generazioni si è radicato nell’immaginario collettivo e che resterà nella storia.

Oggi sono nate nuove parole relative alla lettura come le ormai universali BookTok e Instabook, legate alla relazione che la letteratura ha con il mondo dei social media, fino ad altre espressioni riferite indipendentemente se si tratti di libro fisico o digitale. L’acronimo CR sta per “currently reading“, identifica ciò che si sta leggendo al momento; bookaholic, letteralmente “drogato/a di libri”; page-à-vu deriva da di déjà-vu, e indica l’esperienza di leggere un libro mai letto prima ma che risulta familiare; book hangover è la sensazione di vuoto che si prova dopo aver terminato un libro molto coinvolgente. E ancora neologismi che fanno riferimento al libro stampato come bibliosmia, la piacevole sensazione data dal profumo di un libro e “credibility bookcase”. Espressione quest’ultima riferita al fatto che i libri presenti che possediamo dicano molto della nostra pesonalità: dato che spesso la libreria di casa fa da sfondo alle nostre call online ci raccomandiamo di scegliere con cura i titoli esposti!