“Ribadiamo il nostro rifiuto alla proposta di Xerox”. Con una lettera pubblicata ieri, 24 novembre, Enrique Lores (nella foto) e Chip Bergh, rispettivamente ceo e presidente del consiglio d’amministrazione di HP, rispondono al ceo di Xerox Holdings Corporation John Visentin che giovedì scorso, 21 novembre, aveva lanciato un ultimatum: un’offerta di pubblico acquisto nel caso in cui Hewlett-Packard non avesse riconsiderato l’offerta di acquisizione del valore di oltre 33 miliardi di dollari entro la giornata di oggi, 25 novembre. Prima dello scadere dell’ultimatum è arrivata dunque la risposta del produttore di pc e stampanti di Palo Alto: un nuovo e vigoroso “no” (il primo era arrivato lo scorso 17 novembre), dovuto al permanere di “incertezze riguardo alla capacità di Xerox di aumentare la parte in contanti dell’offerta proposta e preoccupazioni riguardo all’entità del debito rispetto al valore derivante dalla fusione delle due società, anche una volta ottenuto il finanziamento (il riferimento è all’annunciata partecipazione all’operazione da parte della banca di investimenti Citi Group, che si è detta pronta a supportare l’offerta di Xerox, ndr)”. La proposta “non ha le basi per procedere a una due diligence (l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative all’oggetto di una trattativa, per valutare la convenienza di un affare e di identificarne i rischi e i problemi connessi, ndr) o per una negoziazione”, si legge nella lettera. Ancora nessuna reazione da parte di Xerox.
“Riteniamo importante sottolineare che non dipendiamo da una fusione Xerox – prosegue con fermezza il comunicato di HP -. È chiaro dalle vostre parole e azioni aggressive che Xerox è intenzionato a forzare una potenziale combinazione in termini opportunistici e senza fornire informazioni adeguate”. Lores e Bergh puntualizzano poi di aver già avanzato i loro dubbi al board di Xerox in occasione di tavoli di confronto privati in agosto e settembre, ma di non aver ricevuto risposta e anzi rimproverano a Xerox di aver abbandonato il tavolo di confronto “scegliendo di perseguire un approccio ostile piuttosto che continuare su un percorso più costruttivo. Ma questi problemi fondamentali non sono scomparsi e la vostra urgenza – ora pubblica – di accelerare verso un accordo, ancora senza affrontare queste domande, aumenta solo la nostra preoccupazione per la vostra attività e le vostre prospettive. Di conseguenza dobbiamo avere la dovuta prudenza di capire se una fusione con Xerox abbia un qualche vantaggio”, si legge nella lettera.
HP si dice tuttavia disposta a valutare i vantaggi di una fusione, previe ulteriori informazioni sulla redditività e sulle finanze di Xerox. Vengono elencate “le fonti di preoccupazione”, a partire dal fatto che Xerox abbia “mancato le stime dei ricavi in quattro degli ultimi cinque trimestri”, che il fatturato sia diminuito da 10,2 miliardi a 9,2 miliardi di dollari da giugno 2018 e che sia in calo anche il Total Contract Value (TCV, una metrica che misura il valore di un contratto una volta eseguito). Le economie di scala annunciate come conseguenza della fusione, sottolinea poi HP, “sono già incluse nei piani di riduzione dei costi annunciati indipendentemente da ciascuna azienda” e non sarebbero quindi un beneficio derivante dall’operazione di mercato.
Un’ultima stoccata da parte di Lores e Bergh arriva a proposito della faccenda FujiXerox: “Ci sembra che uscendo dalla joint venture Fujifilm, Xerox essenzialmente abbia ipotecato il suo futuro per un’infusione in contanti a breve termine. Temiamo che l’uscita abbia lasciato un considerevole buco strategico nel portfolio di Xerox. Inoltre, nutriamo preoccupazioni in merito allo stato delle risorse tecnologiche di Xerox, alla sua ricerca e sviluppo, ai futuri programmi di prodotto e alla continuità e capacità di fornitura. Infine, notiamo che Xerox dovrà trovare nuovo accesso alla regione dell’Asia del Pacifico in più rapida crescita (con l’uscita da FujiXerox, il mercato di quella regione è rimasto a Fujifilm, ndr). Il Consiglio di amministrazione di HP si impegna a servire i migliori interessi degli azionisti HP, non di Xerox e dei suoi azionisti. Non permetteremo che tattiche aggressive o gesti ostili ci distraggano dalla nostra responsabilità nel perseguire il percorso più redditizio”, concludono Lores e Bergh.
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