L’accordo è stato siglato prima della fine dell’anno. E come anticipato da Stampamedia.net ha suggellato l’acquisto di Fedrigoni, leader italiano ed europeo nella produzione di carte ad alto valore aggiunto (oltre che supporti speciali come film plastici e metallizzati, prodotti di sicurezza e autoadesivi e proprietario anche del marchio Fabriano) da parte del fondo americano Bain Capital.
La trattativa era in corso da settimane e dopo la cosiddetta “due diligence” si è arrivati alla conclusione dell’intesa. L’accordo prevederebbe l’acquisizione di Fedrigoni da parte di Bain Capital, mentre alla famiglia resterebbe circa il 10% del capitale azionario.
Non sono state fornite cifre sul valore della transazione ma il gruppo veronese sarebbe stato valutato circa 650 milioni di euro.
Da anni Fedrigoni era alla ricerca di un partner in grado di rafforzare i piani di crescita all’estero puntando sulla qualità del prodotto e del servizio. Un’esigenza già manifestata sia con il progetto (poi accantonato nel 2014 per il momento difficile dei mercati) della quotazione in Borsa sia con i tanti nomi importanti del private equity (Investitori Associati, Towerbroook Capital, Oaktree, Clessidra, Charme della famiglia Montezemolo e infine Edizione dei Benetton e Investindustrial di Bonomi) che sono stati accostati dal 2007 alla società veronese.
Adesso l’obiettivo è stato raggiunto. Bain Capital acquisisce un gruppo in salute con oltre 2700 dipendenti e 13 stabilimenti in Italia (9) e nel mondo, che nel 2017 dovrebbe registrare risultati ancora positivi con un fatturato vicino a 1,1 miliardi dopo un 2016 record chiuso con ricavi totali in crescita del 7,9% a 1,054 miliardi di euro (con la quota di export pari al 70%), un Ebitda di oltre 140 milioni (+16,7%) e un risultato netto di 63,5 milioni di euro, anch’esso in sensibile aumento (+10%).
Le prospettive del 2017 rischiavano di essere peggiori per il venir meno di due commesse importanti. La prima legata alla scelta della Bce e di conseguenza di Bankitalia di non servirsi più dell’Italia (e quindi dell’unico gruppo nel nostro Paese autorizzato a produrre la cartamoneta europea, ovvero Fedrigoni) per la stampa degli euro spostando le commesse in Francia. La seconda legata alla decisione dell’India di non voler più acquistare la carta per le banconote all’estero ma fabbricarsela in casa. La perdita di questi ordini significativi è stata però compensata con l’acquisizione di altre commesse (minori per singolo volume ma superiori per numero) che hanno permesso di mantenere il perimetro dei ricavi.
“Crediamo che Fedrigoni abbia potenziale per crescere significativamente, sia sul piano organico che attraverso acquisizioni — ha commentato Ivano Sessa, managing director di Bain Capital private equity — e collaboreremo con il management per accelerare questo processo, come già fatto in altre realtà industriali a livello globale». Soddisfatta la famiglia che nel 1888 avviò le prime macchine nella zona di Basso Acquar di Verona. «Fedrigoni è un player internazionale — ha spiegato il presidente Alessandro Fedrigoni — ma necessita di risorse ulteriori per supportare a livello globale le proprie ambizioni».