Negli anni ‘90, il proliferare delle alghe nella laguna di Venezia spinse le istituzioni pubbliche locali a ricercare un utilizzo industriale. Rispondendo all’appello del Consorzio Venezia Nuova e dell’ENEA, la cartiera di Rossano Veneto diede vita al progetto Alga Carta, la carta prodotta con la farina di alga ottenuta dalla raccolta, essicazione, macinazione e immissione nel processo produttivo delle alghe. L’esperienza acquisita ha permesso a Favini di creare una linea di carte ecologiche (sostituendo un chilo di albero con mezzo chilo di alghe fresche), chiamata Shiro, e di depositare un brevetto industriale, tutt’ora proprietà di Favini. Con gli anni, il problema delle alghe veneziane si è progressivamente risolto, lasciando Favini senza materia prima per la produzione di Alga Carta. Inoltre, in Italia oggi le alghe sono classificate come “rifiuto”, rendendo di fatto impossibile un loro utilizzo industriale. Per questi motivi, Favini ha deciso di rivolgere la propria attenzione all’estero, individuando alcune aree litoranee e lagunari afflitte dalla proliferazione abnorme di alghe, tra le quali la Bretagna. Oltre ai danni economici procurati dall’invasione di alghe (sia per gli effetti catastrofici sul turismo, sia per le spese necessarie alla pulizia delle spiagge), si è scoperto che la decomposizione delle alghe costituisce una reale minaccia per gli ecosistemi. Il progetto, nato nell’ottobre del 2009, è tutt’ora in corso. Si stima che solo nel 2012 Favini utilizzerà 20 tonnellate di farina di alga, pari a circa 200 tonnellate di alghe fresche, per produrre complessivamente 400 tonnellate di Shiro Alga Carta, pari a circa 16.000 risme di carta.
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