Le agevolazioni per contenere il caro energia
La prima questione sulla quale questo conflitto ha spinto tutti a riflettere è senza dubbio quella relativa all’energia: il rischio fornitura resta altissimo e l’aumento dei prezzi sta mettendo molte imprese in seria difficoltà. Per supportarle, sono state varate nuove misure. Per le aziende che hanno un consumo medio di energia elettrica pari ad almeno 1 GWh/anno, è stato pensato il Credito d’Imposta Imprese Energivore riconosciuto nella misura del 20% delle spese sostenute per la componente energetica. Unico requisito richiesto: aver subito un incremento del costo per KWh superiore al 30% rispetto al medesimo periodo dell’anno 2019. La dotazione è di 700 milioni di euro. Per le aziende che hanno un consumo medio di gas naturale, calcolato per il periodo di riferimento, pari ad almeno 1 GWh/anno, c’è il Credito d’Imposta Imprese Gasivore: è riconosciuto nella misura del 15% delle spese sostenute per l’acquisto del gas naturale consumato nel secondo trimestre solare dell’anno 2022, per usi energetici diversi dagli usi termoelettrici. Per poter accedere alla misura è necessario aver subito un incremento del prezzo medio superiore al 30% rispetto al medesimo periodo dell’anno 2019. Non sono state dimenticate tutte le altre imprese che, pur non essendo energivore o gasivore, hanno subito aumenti tali da aver necessità di un supporto: il Credito d’Imposta Energia Elettrica è destinato a tutte le imprese dotate di contatori di energia elettrica con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW nella misura del 12% delle spese sostenute nel secondo trimestre 2022, mentre il Credito d’Imposta Gas Naturale riconosce il 20% delle spese sostenute da tutte le imprese per l’acquisto del gas, consumato nel secondo trimestre solare dell’anno 2022. In entrambi i casi la condizione per accedere alla misura è dimostrare che i prezzi dell’energia e del gas abbiano subito un incremento del costo per kWh superiore al 30%. Misure che cercano di arginare gli effetti forti rialzi di elettricità e gas causati dalla guerra russo-ucraina, mentre il focus agevolativo si sta sempre più spostando sulla conversione energetica: si sostengono i piani di transizione verde e di economia circolare, in grado di abbattere a lungo termine i costi dell’energia, dello smaltimento dei rifiuti, dell’acquisto di materie prime.
Transizione ecologica ed economia circolare
La seconda missione del PNRR è dedicata alla rivoluzione verde e alla transizione ecologica con uno stanziamento significativo, pari a quasi 70 miliardi. Il coordinamento tra PNRR e piani nazionali in materia di energia e cambiamento climatico è assicurato dal Comitato interministeriale per la transizione ecologica. “Dopo l’approvazione del PNRR italiano e di quello di altri undici Paesi da parte della Commissione europea e dell’ECOFIN, è stato adottato un altro importante volano per la crescita sostenibile dell’Italia e dell’intera Europa: il pacchetto di azioni incluse all’interno del programma Green Deal Europeo” spiega Marco Costanzo, Head of Sales di Ayming Italia, multinazionale di consulenza – e Società Benefit – che supporta le imprese nell’individuazione e messa a terra di tutte le misure agevolative a livello nazionale ed europeo. “Le proposte della Commissione hanno a oggetto interventi in materia di clima, energia, uso del suolo, trasporti e fiscalità idonee a ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990, con l’obiettivo finale di rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050”.
Un ottimo esempio sono i Progetti Faro che hanno riguardato alcuni settori strategici dell’economia nazionale. “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto investimenti che mirano alla promozione dell’economia circolare in materia di raccolta differenziata dei rifiuti elettronici, plastici, tessili e di carta e cartone – spiega Costanzo. Proprio nel settore della carta abbiamo supportato una grande industria cartaria e i suoi partner della filiera produttiva nella presentazione di un progetto Faro afferente al riciclo sostenibile della carta e dei materiali accoppiati. Si parla di un contributo in conto capitale che fa la differenza per quel che concerne l’ottimizzazione del progetto. Sono misure particolarmente interessanti e strategiche, ma al contempo molto complesse: bisogna possedere gli strumenti e il know how per condurre in porto un’operazione del genere”.
“Le aziende, oltre a essere puntualmente aggiornate sulle opportunità promosse dal PNRR, devono essere avvisate nel caso di cambiamenti normativi in itinere – prosegue Costanzo. Prendiamo ad esempio i fondi SACE SIMEST dedicati all’internazionalizzazione delle imprese: con l’avvio del PNRR fra le linee agevolative, oltre alla Transizione digitale, è stata compresa anche quella Ecologica, che include investimenti in sostenibilità e spese per valutazioni e certificazioni ambientali. Un’ulteriore prova di quanto si stia puntando a livello comunitario su un cambio di paradigma riguardo alla sostenibilità”. Sempre SIMEST ha varato nuove misure di contrasto alla crisi ucraina: il sostegno è volto a tutte le imprese italiane che abbiano realizzato, negli ultimi tre bilanci depositati, un fatturato medio derivante da operazioni di esportazione diretta verso Ucraina, Federazione Russa e Bielorussa pari almeno al 20% del fatturato aziendale. La misura ammette anche il cofinanziamento a fondo perduto per importi fino e non oltre il 40% dell’investimento complessivo.
Un futuro più smart grazie al piano Transizione 4.0
Il futuro, seppure incerto, sarà sicuramente più sostenibile e più “intelligente” grazie alla rivoluzione avviata dal 2017 dal piano dell’allora Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda Industria 4.0. Avere aziende interconnesse che possono con facilità controllare gli sprechi e i consumi diventa sempre più necessario. Fra le prime misure che, infatti, hanno visto il supporto da parte dell’Ue c’è proprio il piano Transizione 4.0 che punta a rafforzare e potenziare gli incentivi fiscali che sostengono gli investimenti in tecnologie all’avanguardia e favoriscono attività di ricerca, sviluppo e innovazione. A Transizione 4.0 sono stati destinati 13,38 miliardi di risorse del Next Generation EU e a tali risorse si aggiungono ulteriori 5,08 miliardi di euro finanziati dal Fondo nazionale investimenti complementari (Pnic). Si prevede che, nell’arco del triennio 2020-2022, il credito di imposta per beni materiali e immateriali 4.0 venga utilizzato da circa 15 mila imprese ogni anno e quello per ricerca, sviluppo e innovazione da circa 10 mila imprese ogni anno. Nella Legge di Bilancio 2022 queste misure che sono state confermate fino a fine 2025, con aliquote via via decrescenti. Strumenti vitali per le aziende italiane che sono chiamate a ripensare e migliorare la propria produzione grazie a investimenti strategici che possano ottimizzare i costi energetici, facilitare la transizione green per abbattere le spese di smaltimento dei rifiuti, diminuire il consumo d’acqua e avviare un progetto di internazionalizzazione che porti l’impresa a consolidarsi anche sui mercati esteri.