Uno degli effetti della crisi, forse meno evidente dei fallimenti e dei licenziamenti, ma di grande impatto sul sistema, è la cosiddetta riconfigurazione del mercato. Ogni volta che un’impresa chiude, accanto alle ricadute negative sia economiche che sociali si aprono spesso nuove opportunità per chi resta e per chi le sa cogliere.
Non è la legge della giungla, ma un adattamento a mutate condizioni operative: chiusure e ridimensionamenti, riduzione della capacità produttiva, esuberi tra i professionisti e i tecnici creano le condizioni per strategie imprenditoriali più allineate con le esigenze dei clienti. Una trasformazione che nel Nordest e in Emilia-Romagna, pesantemente colpiti dalla crisi, può aprire spiragli di ripresa.
Esemplare a questo proposito la vicenda di Chinchio Industria Grafica, azienda padovana con sede a Rubano, che ha sfruttato il momento per riprendere energia e sviluppare un nuovo modello di business, intercettando gli aspetti positivi del cambiamento. Chinchio si occupa da oltre 40 anni di stampa offset, attenta all’innovazione e al servizio, qualità e tempi di esecuzione molto rapidi. Poi però la recessione ha bloccato la crescita.
“Se guardo al 2008 vedo un’azienda in forte sviluppo, che faceva investimenti importanti in infrastrutture e tecnologie. Alla vigilia della crisi andavamo meglio del previsto. Poi… è sparito il lavoro, semplicemente”. Stefano Chinchio pensa con amarezza agli anni della sopravvivenza, segnati dalle difficoltà nei pagamenti e dalla nascente concorrenza delle applicazioni web, che deprimevano il mercato delle brochure e dei cataloghi.
“Hanno sofferto soprattutto le piccole imprese con un precario equilibrio finanziario, chi dipende dalle banche, chi lavora solo con un paio di macchine e compra l’inchiostro a barattoli. Se il mercato si contrae la stampa è uno dei primi costi a essere eliminati – dice Chinchio –. Così ci siamo guardati intorno, diversificando nel fotovoltaico, guardavamo perfino alla Borsa. Poi anche quel settore è andato in crisi e siamo tornati a casa”.
Uno dei punti di forza della Chinchio è essere un’azienda familiare con competenze ben distribuite. A partire da Roberto Chinchio, che ne è presidente, ai quattro figli: Stefano e Alessandro che si occupano di affari generali e commerciale con un occhio sul settore tecnico, alle sorelle Cristina (amministrazione) e Carla (acquisti), per finire con i cugini Luca Meneghini, responsabile dello stabilimento e Emanuele Pecchielan, responsabile della pre-stampa, qualità e innovazione. Sono supportati da un gruppo di lavoro di un settantina di persone fortemente motivato, sereno e orgoglioso di raccogliere questa sfida non solo per la sopravvivenza ma per tornare a lavorare con profitto.
Il focus dell’azienda oggi è la stampa commerciale, con parco clienti affidabile: “Abbiamo rapporti con ditte di cui conosciamo il titolare o abbiamo solide garanzie. Il pagamento anticipato alla consegna è diventato naturale, nessuno si offende e si aprono spazi per trattative e sconti”. Parole d’ordine flessibilità e just in time, si lavora via internet senza tempi di attesa e si producono “fogliate” per più clienti, volantini e dépliant.
E soprattutto c’è la possibilità di utilizzare personale di grande esperienza, sia commerciali che tecnici, rimasto senza impiego per la crisi. “È una soddisfazione anche etica aver dato lavoro in tutte le aree aziendali avendone in cambio un elevato valore aggiunto. Tra Emilia e Veneto il settore è devastato – sottolinea Chinchio –. Temo che resteranno poche aziende medio-grandi che spremono gli impianti al 110% e tanti partner-satelliti che conservano una presenza sul mercato offrendo il loro servizio al cliente finale. Non è uno scenario bellissimo, ma ci permette di tirare avanti. Intanto anche noi, come tutti, guardiamo sempre più agli sviluppi nel digitale”.