L’onda lunga della crisi di sistema che sta ancora investendo il settore tipografico-editoriale ha fatto un’altra vittima in Emilia Romagna, nonostante il territorio abbia dato anche recentemente segnali di vitalità, anzi quasi di ripresa. L’azienda, messa in ginocchio da un lunghissimo periodo di difficoltà, è Rotolito Emiliana, attiva dal 1991 e in passato con buoni risultati sul mercato della stampa editoriale e commerciale, tanto da essere presente anche a livello nazionale.
Nei giorni scorsi, dopo ripetute avvisaglie, la situazione di crisi è emersa in tutta la sua gravità, al punto che a Malalbergo, il comune a nord di Bologna dove opera l’azienda, si è riunito il tavolo di salvaguardia per affrontare la situazione anche sul piano delle istituzioni. I rappresentanti di Rotolito Emiliana non hanno potuto che confermare l’intenzione di cessare l’attività, una presa d’atto che allo stato attuale non ci sono prospettive di recupero, a meno che non si presenti un eventuale acquirente interessato a rivitalizzare la produzione.
Le istituzioni sono consapevoli che la decisione aggraverà i problemi occupazionali del territorio, impoverendo ulteriormente il sistema produttivo nel settore editoriale, già provato da diverse altre chiusure. Ma a essere preoccupati sono soprattutto dei dipendenti (negli anni del successo l’azienda era arrivata a contare 25 addetti con un fatturato di 15 milioni). Un tentativo di tenere alta l’attenzione su questo ennesimo caso sarà fatto nelle prossime settimane dagli enti locali, dai rappresentanti dell’azienda e dai sindacati per esaminare eventuali proposte di subentro.
Al di là del caso specifico di Rotolito Emiliana, va aggiunto che probabilmente le aziende oggi in maggiore difficoltà rientrano in quella categoria di imprese che non sono riuscite a intercettare i cambiamenti del mercato e a rispondere alle esigenze dei clienti. L’integrazione con il digitale, un serrato controllo dei costi e più ancora l’innovazione di processo e di prodotto hanno infatti protetto molte aziende, proiettandole verso la ripresa. Inoltre non sono poche le piccole e anche piccolissime realtà produttive che hanno fatto rete tra loro, valorizzando competenze nuove.
Chi rimane da solo e tenta di arginare il declino combattendo con armi spuntate come il prezzo o magari anche confidando nelle abitudini dei clienti storici del territorio sconta le difficoltà di un mercato che non si accontenta e chiede un’alternativa efficace, una cultura d’impresa al passo con i tempi, macchinari innovativi e una maggiore reattività davanti alle nuove sfide. Chi non si adegua e non si evolve, bisogna purtroppo sottolineare, farà fatica a sopravvivere.
Sempre rimanendo in Emilia Romagna, va segnalata un’altra situazione di crisi, che questa volta non riguarda un’azienda tipografica ma un giornale, il settimanale Corriere Padano di Piacenza. Poligrafici e giornalisti del periodico hanno dichiarato tre giorni di sciopero a causa del mancato pagamento degli stipendi arretrati. Il dissesto economico si somma alla presentazione del piano di riduzione dell’orario di lavoro giudicato irricevibile da redattori e tipografi. Lo sciopero è stato proclamato a oltranza fino a quando non saranno saldati i debiti pregressi.
Lo stato di crisi del giornale piacentino, fondato nel 1983, conferma che anche i media non sono certo in buona salute e purtroppo condividono i problemi delle aziende industriali. Sempre a Piacenza le difficoltà economiche l’anno scorso avevano già portato alla chiusura del quotidiano La Cronaca. E oggi il mondo della carta stampata emiliana vive con crescente preoccupazione la sorte del Corriere Padano, con il personale che deve affrontare un futuro denso di incognite.