Siamo, per sgombrare subito il campo dagli equivoci, nel campo solo delle ipotesi. E le ipotesi non hanno, per natura, alcunchè di concreto. Ma non è un mistero che da mesi, e con un’accelerazione nell’ultimo periodo, nel territorio bergamasco, dove hanno il quartier generale sia Arti Group sia il gruppo Pozzoni, la possibilità che il secondo acquisti la prima sia una voce corsa spesso. A oggi non esiste alcuna intenzione dei possibili due protagonisti a, rispettivamente, vendere e comprare. Ma la possibilità di un intervento, magari non adesso ma entro un anno, un anno e mezzo, del gruppo Pozzoni, spiega Paolo Turani, segretario provinciale della Slc-Cgil di Bergamo, può essere considerato come “un piano B”. Ovvero una scelta che – fatto salvo che il gruppo di Cisano Bergamasco sia davvero mai interessato all’operazione – potrebbe essere presa in considerazione dal fondo tedesco Bavaria, che nell’ottobre 2014 aveva acquisito le attività nel settore della stampa che facevano capo a BePrinters. E quindi lo storico ex Niiag (il Nuovo istituto di arti grafiche di Bergamo), la Eurogravure di Treviglio e le Arti Grafiche Johnson per cui nei mesi scorsi è stato annunciato l’accordo con CPZ per la nascita della società Johnson-Cpz Distribuzione il cui compito è quello di commercializzare agende, calendari e una vasta gamma di altri articoli promozionali.
Sotto la guida dell’ad Johann Kral, in quello che oggi è il gruppo Arti Group – che complessivamente dà lavoro a quasi mille persone – in meno di due anni sono stati attuati una serie di interventi per migliorare l’organizzazione aziendale, migliorare la capacità produttiva, ampliare il parco clienti e ridurre i costi per recuperare redditività. Ma il cammino del risanamento e del rilancio, in un mercato, quello grafico, che ha attraversato una lunga crisi, non è facile.
“L’azienda non ci ha ancora comunicato i risultati del 2015 – aggiunge Turani -. Ci è stato fatto sapere che sono stati ottenuti dei miglioramenti ma dopo anni di perdite non è facile passare in fretta alla produzione di utili significativi”. E anche per questo sono stati chiesti sacrifici occupazionali. Nei mesi scorsi, infatti, ricorda sempre il sindacalista, è stato siglato l’accordo per la cassa integrazione straordinaria in Eurogravure e circa 25-30 prepensionamenti. All’ex Niiag si è fatto un periodo di cassa ordinaria ma non è escluso che prima della fine dell’anno possa essere richiesta anche qui una cassa integrazione straordinaria e il ricorso ai prepensionamenti.
Procedure non previste, essendo diverso il contratto di lavoro, alle Cartiere Pigna di Alzano Lombardo per cui Bavaria Industries Group ha ottenuto l’ammissione al concordato con il salvataggio quindi di un’azienda sull’orlo del fallimento e di circa 170 posti di lavoro. Bavaria ha garantito la fidejussione e la liquidità per far proseguire l’attività ma, sempre secondo Turani, il risanamento non si è ancora compiuto, a marzo è partita la cassa straordinaria e quindi rimane ancora incerto il futuro della Pigna, nome storico tra le cartiere italiane e oggi azienda che opera soprattutto come cartotecnica e produttrici di materiale per il settore delle cartolerie.
La decisione di intervenire nel salvataggio della Pigna, conclude il segretario della Slc-Cgil di Bergamo sembra confermare l’intenzione di Bavaria di essere un azionista stabile per Arti Group e quindi, come ha sempre ripetuto, di non avere alcuna intenzione di cedere le attività e abbandonare il territorio bergamasco. Ma tutto dipende da come andrà nei prossimi mesi il piano di risanamento e di rilancio. E, chiosa Turani, se non dovesse portare i risultati sperati allora potrebbe scattare “quello che chiamo il piano B”. Ovvero un possibile intervento del gruppo Pozzoni. Anche se, ammesso che questo scenario si concretizzi – e a oggi non c’è alcuna notizia che lo confermi – potrebbe anche sorgere qualche problema a livello di concorrenza (si pensi per esempio al quasi monopolio nel rotocalco che avrebbe Pozzoni con l’eventuale acquisizione di Eurogravure) e quindi un intervento dell’Antitrust.