I rumors negli ultimi giorni si sono fatti insistenti, riportando che Arvato, multinazionale appartenente al gruppo Bertelsmann (50 mila dipendenti, attiva in 37 Paesi), potrebbe decidere di mettere in vendita il ramo industriale delle proprie attività in Italia. La voce però al momento non ha trovato riscontri. Abbiamo chiesto un commento alla società, e in attesa di una (probabile) smentita o di ulteriori dettagli ricordiamo la consistenza e le caratteristiche di questa importante realtà produttiva. Arvato Print è presente in Italia con quattro aziende concentrate nell’area di Bergamo e solide alleanze industriali. La più nota delle controllate è il Nuovo Istituto Italiano di Arti Grafiche di Bergamo, attivo fin dal 1873, baluardo della tradizione grafica italiana, specializzato in stampa offset, roto-offset e flessografica e nella produzione di riviste, cataloghi, libri a colori e in bianco e nero, è tra le prime aziende di stampa nazionali. Le Arti Grafiche Johnson di Seriate sono tra le più note aziende in Italia e in Europa per la produzione e la commercializzazione di calendari e agende. Anch’essa con decenni di esperienza, copre le esigenze del mercato di riferimento riuscendo a unire uno stile tradizionale e una cura artigianale all’innovazione del prodotto. Senza nulla togliere ai gioielli di famiglia, l’azienda la cui ipotetica cessione farebbe più rumore è l’ultima nata Eurogravure, se non altro per gli importanti rapporti societari di cui è espressione. Eurogravure ha infatti visto la luce nel 2000 come joint venture tra i gruppi Bertelsmann Arvato e Rizzoli-Corriere della Sera, con l’obiettivo da un lato di valorizzare la forza, la diversificazione e la presenza internazionale dello stampatore, e dall’altro di sostenere lo sviluppo dell’attività del partner editoriale nell’area periodici. Eurogravure è specializzata nella stampa rotocalco di riviste e cataloghi commerciali ed è in grado di produrre 220 mila copie orarie dei giornali di RCS, con una capacità di 145 mila tonnellate di carta l’anno. Il progetto è nato con premesse molto ambiziose: lo stabilimento di Treviglio, inaugurato nel 2006, è stato infatti pensato in previsione di una forte espansione, fino al raddoppio della capacità produttiva. Anche i sindacati di categoria al momento non danno molto credito alla possibilità di un disimpegno industriale di Arvato dall’Italia. “Ci stiamo incontrando con l’azienda per aspetti organizzativi e abbiamo raccolto solo qualche chiacchiera di corridoio – dice Marcello Bertazzoni, segretario Cgil SLC Bergamo –. Come tutto il settore, Arti Grafiche ha incontrato problemi di redditività ed è sotto la lente della capogruppo in Germania, ma per ora non sono emersi problemi specifici né l’intenzione di procedere a cessioni”. “In un periodo di crisi notizie simili sono fisiologiche, sono i timori che prendono forma – conferma Luca Legramanti di Fistel Cisl –, ma non abbiamo avuto alcun segnale del genere da parte dell’azienda. Certo, esaminando i bilanci un analista potrebbe rilevare delle criticità, ma il contesto non appare così negativo. Per mettere la situazione nella giusta prospettiva aggiungo che mentre altre aziende vivono crisi concrete, con Arvato, al contrario, per adesso abbiamo in corso trattative su un quarto turno di lavoro”.
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