Perché l’apertura di una libreria ha destato tanto scalpore? Perché sull’insegna c’è il marchio di Amazon. I paladini degli ebooks, di Kindles e del tutto online hanno optato per i mattoni e le vetrine – e naturalmente per i banconi con i libri stampati – per la loro più recente iniziativa. I più strenui sostenitori dell’e-book sostengono che potrebbe essere anche un complesso esperimento per capire le logiche di chi non si decide ad abbandonare il libro in carta e poi tentare di convincerlo a convertirsi ai contenuti immateriali. Ma noi preferiamo l’ipotesi che Jeff Bezos and Co abbiano capito il valore della stampa.

Nelle scorse settimane Google, Facebook, Ebay ed altri hanno acquistato spazi pubblicitari sui giornali per promuovere i loro brand. Su quegli stessi giornali che ad oggi avrebbero dovuto essere stati sotterrati dalle più affascinanti, personalizzate, sempre aggiornate pubblicazioni digitali. Ci hanno colpito questi annunci pubblicitari sulla carta mentre non ci ricordiamo di molti banner che ci sono passati sotto gli occhi guardando in un monitor un sito. La creatività ama la carta stampata.

Forse Bezos, che da qualche anno ha acquistato il Washington Post, si è convinto che la carta stampata è più forte di quanto la stessa Amazon prevedesse.

Il futuro per il marketing, per la pubblicità, per la lettura non lo possiamo conoscere ma osservando i più recenti trend possiamo dire che sempre più ci saranno sinergie tra fisico e virtuale. Questo non significa dire scioccamente “la stampa non è morta”. Ma non possiamo non prendere atto che in molte aree, non tutte, la stampa non solo è più resiliente di quanto previsto ma è più forte di quanto molti pensassero. Si tratta di identificare queste aree e di capire con precisione perché la stampa funziona così bene. Il passo successivo è fare in modo che questi punti di forza si possano adattare anche ad altri settori della comunicazione stampata.

Gareth Ward – Editor di Print Business