In provincia di Bolzano nel giro di due o tre anni almeno il 30% delle imprese di stampa si troverà a rischio di sopravvivenza, messo alle corde dalla riduzione del fatturato e degli utili che rende impossibile innovare, dall’aumento dei costi, dalla concorrenza straniera e dalla difficoltà di formare nuove leve professionali. Ma nonostante il quadro negativo rimane un po’ di ottimismo, legato alla speranza di una ripresa delle commesse della pubblica amministrazione e degli enti locali, da sempre attenti alle esigenze del territorio.

Lo sottolinea Horst Fritz, titolare della tipografia Hauger-Fritz di Merano, presidente del gruppo di mestiere Media, design e tecnologia dell’informazione dell´Associazione Provinciale degli Artigiani, punto di osservazione diretto dello stato di salute del settore. Che esordisce con un distinguo: oltre a poche grandi aziende come Rotolongo, Athesia o la Fotolito Longo, che operano anche in Europa, le circa 750 imprese grafiche locali lavorano in gran parte per il territorio.

“Abbiamo 53 aziende che possiedono una macchina offset e stampano effettivamente, ma anche centinaia di grafici, botteghe e perfino fotografi che stampano presso terzi. In questo momento – dice Fritz – c’è una sovracapacità produttiva locale di circa il 30%. E questo, aggiunto al fatto che una buona parte dei lavori va all’estero o fuori provincia, ci danneggia molto. Austria e Germania possono contare su minori costi di produzione, elettricità e carta: per questo non riusciamo a reggere il confronto”.

Il mix di sovracapacità e concorrenza sta mettendo all’angolo i produttori, mentre se la cava meglio chi opera soltanto nel commercio. “Nel 2014 il fatturato era fermo ancora sui livelli del 2010, e abbiamo calcolato una perdita del 18% sul 2013. Ancora peggio la marginalità – aggiunge Fritz –, perché se va bene non si guadagna niente, altrimenti si lavora in perdita. Le imprese sono adeguatamente capitalizzate, ma senza utili non si fanno investimenti e non si assumono apprendisti… Se le condizioni generali non miglioreranno ci autodistruggeremo: fra tre anni non avremo più personale preparato né innovazione, e andrà ancora peggio”.

Altri dati illustrano difficoltà superiori a quanto si creda (“la ricchezza apparente dei soldi pubblici in Alto Adige nasconde la crisi, ma la disoccupazione giovanile è al 12% e molti fanno due lavori, fotografo e maestro di sci, grafica e segretaria”). Intorno al 40% dei circa 15 milioni di commesse pubbliche per il comparto grafico se ne va fuori provincia o all’estero. Un comune della provincia, ad esempio, compra carta da fotocopie a Napoli per una manciata di centesimi in meno, senza valutare i costi ambientali né la perdita di lavoro locale: una bomba sociale.

Anche le banche locali, sia pure molto solide, non riescono a dare risposte perché da un lato considerano il settore grafico tra i più a rischio, quindi senza possibilità di crescita, e dall’altro sostengono aziende “cotte”, con debiti pari al fatturato, pur di recuperare almeno gli interessi. Fortunatamente sono in attività le cooperative di garanzia fidi, il cui effetto leva può servire a smuovere i finanziamenti necessari a superare i momenti duri.

“Nonostante tutto questo io non ho perso l’ottimismo – dice però Fritz –. Ad esempio la pubblica amministrazione potrebbe rivedere la politica dei prezzi, considerando il costo globale degli appalti e non solo l’aspetto economico. Guardare non dico al “chilometro zero” come in agricoltura ma almeno al provincia potrebbe riattivare la produzione. Al punto in cui siamo solo la politica può e deve cambiare rotta: pare che lo abbiano capito, ma ora devono prendere subito le decisioni, altrimenti ci sarà uno scontro sociale”.

Ma ci sono segnali positivi di come anche le imprese si attivino per intercettare possibili ritorni di attività. Proprio in questi giorni abbiamo ricevuto indicazioni di due importanti trattative in fase di chiusura, una nel capoluogo Bolzano e l’altra a Bressanone, che riguardano l’istallazione di due macchine in formato 70×100 in configurazione speciale.

 

E con “D+P” la filiera grafica punta a certificare origine e qualità delle attività locali

 

La novità del settore grafico in Alto Adige si chiama “D+P”: una sigla ma anche un brand per garantire che almeno il 70% del materiale è stato disegnato e prodotto sul territorio locale. Scaturito da un accordo tra Camera di Commercio, Confindustria, commercianti e artigiani, il programma identifica con un’etichetta i prodotti realizzati in provincia di Bolzano, anche per mostrare che gli enti pubblici sono attenti all’economia locale.

Questa formula, praticamente una certificazione di filiera, permetterà a grafici, fotografi e tipografi di distinguersi sul mercato come “produttori” di valore aggiunto sul territorio. Un elemento competitivo quando il committente è una Pubblica amministrazione molto sensibile a fattori come lavoro, apprendistato, sostenibilità ambientale, qualità: business che si trasformano in entrate fiscali con cui finanziare i servizi pubblici e il welfare.

Secondo i promotori far lavorare le aziende locali porta significativi vantaggi non solo in termini di tempi e distanze, ma anche di personalizzazione, relazioni e competenze consolidate, oltre a salvaguardare il piccolo ma significativo circuito economico dell’Alto Adige. L’etichetta “D+P”, lanciata la poco, è già utilizzata da diversi enti locali e imprese, come periodici comunali, eventi e iniziative culturali e sportive ed esercizi commerciali.