La crisi, in particolare quella della stampa dei quotidiani, sta nuovamente colpendo il gruppo Seregni che, dalla scomparsa (gennaio 2009) del suo fondatore, Umberto Seregni, ha vissuto anni abbastanza travagliati. A marzo 2011 il gruppo era stato ceduto dal fondo di private equity Camulus (che aveva rilevato il controllo) alla famiglia Mastagni che tramite la holding Mca controllava la Cartiera Verde Romanello con sede a Basaldella di Campoformido, in provincia di Udine, messa poi in liquidazione. L’arrivo dei Mastagni (tre fratelli: Andrea, Stefano e Riccardo) aveva comportato una profonda ristrutturazione. La partecipazione nel nuovo centro stampa francese era stata ceduta agli editori de Le Figaro mentre erano state mantenute (e rafforzate con l’investimento in una nuova rotativa) le commesse in Polonia. In Italia il gruppo aveva quindi cessato l’attività a Macomer in Sardegna e mantenuto gli impianti per la stampa di quotidiani, fogli locali, commerciale e riviste per la Gdo nell’area milanese (Paderno e Cernusco sul Naviglio), a Padova (Sepad) e alla Stiem di Fisciano (Salerno). Dal 2011, ricorda Daniele Bonanno della Fistel-Cisl, c’è stato un processo di riorganizzazione societaria e aziendale e un forte ricorso alla cassa integrazione. La catena del Gruppo è stata accorciata. Alla famiglia Mastagni fanno riferimento lo stabilimento di Cernusco sul Naviglio e quello di Padova (ex Sepad) e le attività di stampa di Paderno Dugnano (ex Nuova Same, Sies e Fingraf) confluite nella nuova holding Nuova Sebe. La riorganizzazione, con nuova cassa, mobilità e prepensionamenti tra Milano e Padova, aveva portato a ridurre a circa 140 i dipendenti dell’area milanese dove, aggiunge sempre il sindacalista, la proprietà aveva mantenuto gli impegni investendo in due nuove torri per rotative provenienti dalla Spagna. L’aggravarsi della situazione del mercato, però, ha costretto la proprietà ad aprire, in sede nazionale, una nuova vertenza con i sindacati (in corso in questi giorni) per un ulteriore ristrutturazione aziendale che, conclude Bonanno, potrebbe comportare il raggruppamento delle attività in un unico polo produttivo nel Milanese (unendo quelli di Cernusco, dove si stampano prodotti editoriali-commerciali e quello di Paderno dedicato alla stampa dei quotidiani, dal Giorno al Giornale) e una nuova serie di esuberi, gestibili con i fondi previsti dalla legge per l’editoria. A meno che le voci ricorrenti del mancato rinnovo della commessa di stampa (in scadenza a fine anno) del Giornale siano reali. In questo caso la situazione del gruppo Seregni diventerebbe ancora più problematica e il numero degli esuberi (non ancora quantificato) sarebbe destinato purtroppo ad aumentare.
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