“Il miglior momento per piantare un albero era 20 anni fa. Il secondo miglior momento è oggi”. Questo proverbio cinese è stato scelto dagli organizzatori della 23° edizione del Digital Printing Forum –Stratego Group – per lanciare un messaggio soprattutto agli stampatori “tradizionali”. Quelli che non hanno ancora fatto il passo verso la stampa digitale, ma che magari stanno pensando di aprirsi a questa opportunità. E di spunti di riflessione a questi e altri player del mondo grafico l’evento del 20 giugno ne ha offerti parecchi, soprattutto attraverso i racconti di chi l’albero della stampa digitale l’ha già piantato e ora ne sta raccogliendo i frutti.
A parlare di scenari di successo è stato proprio il primo relatore, Ralf Schlözer di Keypoint Intelligence, che ha offerto un quadro d’insieme di tutti i segmenti oggi interessati dalla stampa digitale. Agli albori, più di vent’anni fa, questa tecnologia veniva utilizzata perlopiù per applicazioni commerciali, editoriali e transazionali, ma oggi il panorama è decisamente cambiato. Se è vero che la stampa di libri è ancora in cima alla classifica delle 10 applicazioni con il maggior tasso di crescita fino al 2020, seguita dalla stampa di cataloghi, brochure e direct mail, è altrettanto vero la stampa digitale si è affermata in questi anni anche nel mercato delle etichette autoadesive e ora sta facendo breccia nel mercato del packaging, ossia astucci pieghevoli, imballaggio flessibile e cartoncino ondulato. La crescita della stampa digitale in alcuni segmenti è anche legata all’evoluzione della tecnologia e in questo senso si può dire che la stampa elettrofotografica, che per prima si affacciò al mercato delle arti grafiche nel lontano ’93 in occasione di Ipex, ora sta cercando di presidiare le quote di mercato dagli attacchi sempre più diretti della tecnologia inkjet, che consente di raggiungere livelli di velocità e produttività mai visti prima. Grazie all’inkjet la stampa digitale è entrata in questi anni in nuovi mercati, come quelli del textile, della ceramica e del vetro, della carta da parati e del flooring, un mercato che nel mondo nel 2015 aveva un valore globale di 510 miliardi di euro, in base ai dati di InfoTrends, rappresentando un’enorme potenziale per la stampa digitale di grande formato.
È previsto che la stampa elettrofotografica continuerà a crescere, ma i tassi di crescita maggiori interesseranno senza dubbio la stampa inkjet, nel piccolo e grande formato. Tuttavia, come ha ricordato Schlozer, la tecnologia non basta, le aziende grafiche devono evolvere e lo possono fare seguendo due strade: aggiungendo valore allo stampato, attraverso ad esempio la personalizzazione, la nobilitazione e la scelta di carte particolari oppure riducendo i costi, abbassando i costi operativi e puntando sull’automazione dei processi, in una logica di Industry 4.0.
La Tavola rotonda con i fornitori
Sul palco Matteo Dago di Ricoh, Marco Gaviglio di Luxoro, Riccardo Porro di Canon ed Enrico Monteverdi di HP hanno parlato della stampa digitale di ieri e di oggi dal punto di vista di innovazione, visione, ottimizzazione, risparmio e guadagno. “Da drupa 2016 la nobilitazione è legata all’inkjet che consente di creare effetti speciali su materiali diversi e con dati variabili”, ha detto Marco Gaviglio. “Noi ci interfacciamo con stampatori digitali, ma anche convenzionali che si stanno avvicinando alla stampa digitale e che sono sempre più condizionati dalle richieste dei brand, soprattutto appartenenti al mondo del lusso, che richiedono una forte personalizzazione sugli elementi laminati e metallizzati di un packaging o di un’etichetta”.
“Gli stampatori sempre più comprendono i vantaggi di processo resi possibili dalla stampa digitale”, ha affermato Riccardo Porro. “Tra il 2016 e quest’anno abbiamo installato macchine in ambiti in cui la discussione sui costi e la qualità è stata superata dai vantaggi di processo riversati sui clienti finali”.
“Il Rinascimento della stampa, come lo abbiamo definito in HP”, dice Enrico Monteverdi, “trae benefici da tutte le nuove tecnologie e il workflow la fa da padrona, perché noi non siamo solo venditori di ferro.”
“La parola chiave è semplificazione”, aggiunge Matteo Dago. “Il digitale entra in aziende dove si è abituati alla tecnologia tradizionale proprio perché è in grado di semplificare i flussi di lavoro”.
La tavola rotonda con gli stampatori digitali
La parola è andata poi a tre stampatori digitali: Luca Fiorin di Arti Grafiche Fiorin (cliente HP Indigo), Vito Ferrone di Loretoprint (cliente Canon) e Massimo Bini di Arti Grafiche Castello (cliente Ricoh). Si tratta di aziende che hanno già abbracciato il digitale e che hanno raccontato alla platea la propria esperienza.
Due delle aziende – AGF (vedi articolo Il Poligrafico 176, pag. 86) e Arti Grafiche Castello nascono come aziende di stampa offset e hanno una lunga tradizione alle spalle, mentre Loretoprint è stato uno dei pionieri della stampa digitale, installando una delle prime Xeikon in Italia e oggi ha sia macchine da stampa digitale sia macchine ibride (tecnologia DI).
Massimo Bini ha raccontato di come all’inizio non sia stato facile far accettare la stampa digitale ai propri clienti abituati alla stampa offset. “Quando ai miei clienti proponevo il digitale avevano la concezione di un prodotto più economico.” Nel 2014 Arti Grafiche Castello ha imboccato la strada del digitale, offrendo prodotti diversi da quelli stampati in offset e superando gradualmente lo scetticismo iniziale dei clienti. “Per noi è stato importante avere al nostro interno una persona che facesse Ricerca&Sviluppo solo sulla stampa digitale. Inoltre abbiamo creato due reparti di finishing al servizio del digitale”, ha aggiunto Bini.
“La nostra è una realtà in continua evoluzione”, ha raccontato Vito Ferrone. “Il digitale continua a crescere e con esso anche le commesse, che sono passate da 16.000 del 2015 a 18.000 del 2016. Oggi l’offerta di stampa digitale nel mercato è davvero ampia, per cui il vero problema è differenziarsi. Noi lo stiamo facendo con le nobilitazioni, utilizzando la vernice selettiva a rilievo con la tecnologia MGI e stiamo per installare anche la versione per l’oro e l’argento. Oggi il cliente spende più sul rilievo che sulla stampa.”
I confini oggi – scegliere
La scelta della tecnologia adatta dipende da diversi fattori. Luca Nesi di Arti Group e Alberto Vianelli di tech:art (a breve un’intervista sul Poligrafico di luglio) hanno spiegato quali sono stati gli elementi che hanno valutato prima di effettuare l’investimento del digitale.
Luca Nesi ha raccontato che nel 2014 Arti Group ha deciso di fermare la Cameron perché l’impianto stava diventando anti-economico. “In un primo momento si è deciso di servire il mercato dei libri con la stampa offset, ma successivamente la nuova proprietà ha chiesto di tornare a essere competitivi nel mercato dei libri investendo nel digitale e come partner tecnologico abbiamo scelto Canon. Il nostro obiettivo era migliorare il time-to-market, economizzare la soluzione di stampa e realizzare tutti i formati gestiti in precedenza dalla Cameron.”
Entro fine luglio partirà in Arti Group un progetto che vedrà l’integrazione di una macchina inkjet bobina/bobina – una Canon Océ JetStream 5500 mono – con una Cameron, di cui però verrà utilizzata solo la parte di piega, con finitura su soluzione Kolbus. La JetStream 5500 mono è una macchina inkjet a bobina in versione b/n, in configurazione roll-to-roll; utilizza inchiostro pigmentato a base acqua, ha luce carta pari a 762 mm e luce stampa pari a 750 mm, viaggia a una velocità massima di 254 m/min, ossia 5.130 A4/min.
“Da settembre convertiremo le commesse offset in commesse digitali producendo su tre turni 75 milioni di metri lineari all’anno, l’equivalente di 9 milioni di libri oppure da 5 a 6 milioni su 2 turni”, afferma Nesi. “L’obiettivo è quello di raddoppiare i livelli di produzione entro un anno, assicurando tutti i formati di stampa prima coperti con la stampa Cameron. La sfida si giocherà soprattutto dal punto di vista organizzativo e gestione delle commesse.”
L’intensa giornata si è conclusa con una tavola rotonda dal titolo “I confini oggi – usare” che ha visto protagoniste tre aziende – Mediagraf (Diego Carbonara), IBE (Roberto Spreafico) e Leaderform (Ivan Marchi) che grazie alla stampa digitale hanno acquisito nuovi argomenti di vendita e arricchito l’offerta dei prodotti. Mediagraf è partita utilizzando il digitale per la stampa di libri in basse tirature, fino ad entrare nel punto vendita con la stampa di volantini. Leaderform, partita dai servizi di direct mail con teste inkjet su modulo continuo, ha creato un anno fa una nuova piattaforma, Extremeprinting.it, che coniuga l’online all’offline nel grande formato. IBE, specializzata nella stampa di etichette autoadesive, quest’anno ha investito in una HP Indigo 20000 con l’obiettivo di entrare nel mondo dell’imballaggio flessibile.
In chiusura Enrico Barboglio ha tenuto un’interessante relazione sul rapporto tra carta stampata e web, portando una serie di esempi di successo, mentre Monica Scorzino di Assografici ha affrontato l’argomento molto attuale dell’Industry 4.0, un’opportunità per le aziende grafiche e di stampa digitale.