Negli anni si è assistito a una costante riduzione dei volumi, ma ora la tendenza sembra essersi invertita: ci sono addirittura segnali di ripresa nel B2B, tra le imprese del mercato retail che hanno in parte compensato le ridotte commesse da parte di banche e assicurazioni, fino al web to print.
Non sono più i tempi delle tirature milionarie di venti e trent’anni fa, ma chi aveva profetizzato la scomparsa delle agende e dei calendari stampati, sostituiti dal mondo digitale (e dall’agenda-calendario che tutti abbiamo in tasca con lo smartphone) si era sbagliato. Certo, come ricorda Emanuele Bandecchi, sales e marketing director del gruppo Rotolito, quello delle agende e dei calendari (in tutte le versioni, day-week, da tavolo o muro, da scrivania o tascabili, in cartoncino, gomma, pelle) è diventato un mercato di nicchia che ha visto negli anni una costante riduzione dei volumi ma che sembra ormai aver interrotto il ridimensionamento. Con addirittura segnali di ripresa, nel B2B, tra le imprese del mercato retail che hanno in parte compensato le ridotte commesse da parte di banche e assicurazioni. E nel consumer a partire dalla fascia medio-alta (per reddito ed età) di consumatori che, pur non rinunciando alle nuove tecnologie, continua ad apprezzare l’appuntamento segnato su un notebook, un organizer, un planning magari con una penna stilografica. Ma anche tra gli under 30, secondo una ricerca che riguardava la percezione del brand che ha fatto la storia dei taccuini e dei notebook (Moleskine), nonostante la digitalizzazione delle abitudini, un sostanziale numero utilizza ancora supporti cartacei per la pianificazione della propria giornata. Una scelta – che vede protagoniste le donne con il 65% del campione analizzato che ha affermato di comprare un’agenda all’anno – che permette di avere una migliore consapevolezza della scansione del tempo. E così si sta assistendo, in un mercato che punta sempre di più sul design e la qualità dei prodotti, a un ritorno vincente di produzioni made in Italy dopo la corsa alle tipografie cinesi e uno sviluppo dell’e-commerce (a partire dal gigante Amazon) e del web to print.
Il mercato delle agende, secondo il Centro Studi Assografici su dati elaborati dall’indagine Istat Prodcom sulla produzione e da Coeweb sul commercio estero, ha visto nel 2018 un calo dell’export sul 2017 da 66,2 a 60,1 milioni di euro e un aumento dell’import da 11, a 12,9 mentre la produzione nazionale venduta è stata di 80,2 milioni a cui aggiungerne 145 per alti prodotti come le agende per indirizzi. Per i calendari, invece, l’export sempre nel 2018 è cresciuto da 10,95 a 12,15 milioni e l’import è sceso da 5,48 a 5,05 milioni con un boom della produzione venduta quasi raddoppiata in valore da 36,6 a 67 milioni.
Numeri ancora significativi
Numeri ancora significativi ma certo non più quelli delle stagioni d’oro. Che il mercato delle agende si sia ridimensionato lo conferma, per esempio, la scelta di Campo Marzio (la storica azienda entrata a far parte del gruppo Buffetti, nata nel 1933 a Roma con la lavorazione artigianale delle penne stilografiche e diventata un punto di riferimento per chi ama gli strumenti per la scrittura e l’ufficio e quelli personali) di rinunciare quest’anno a mettere sugli scaffali dei suoi negozi monomarca (da Roma a Bari e Palermo) e nei corner Buffetti, le “sue” agende. Optando, spiegano dall’azienda guidata dal nuovo direttore generale Francesco Giovagnoni, sull’ampia gamma di notebook in tutti i formati (A4, A5, A6, minibook) e per Natale sulle gift box personalizzabili con anche il materiale per la scrittura, stampate dalla Legatoria Tuscolana.
Viceversa, agende e calendari rappresentano ancora una delle voci più importanti dei ricavi di Legami Milano, l’azienda fondata nel 2003 da Alberto Fassi, attuale amministratore delegato, diventata un marchio (con una ventina di punti vendita diretti e la presenza nei qualificati store plurimarca) riconosciuto per una gamma di prodotti che riguardano stationery, lifestyle, beauty, hi-tech, borse, accessori, preziosi e agende e calendari. Con stampatore di riferimento il gruppo bergamasco Boost, Legami presenta nelle sua linea diversi formati di calendari da muro e da tavolo (30×29, 16×49, 18×18) e di agende small, medium e large in differenti colori e materiali, come l’ecopelle.
La stampa di agende e calendari caratterizza un po’ tutto il settore delle aziende grafiche, a partire dai grandi gruppi come Rotolito e la controllata Nava Press, che per questi prodotti – che richiedono un’attenzione particolare al finishing e al confezionamento e il trattamento di materiali come la fiscagomma – aggiunge Emanuele Bandecchi, utilizza in base alla tipologia e alle tirature, sia impianti roto sia (e soprattutto) a foglio ma anche rotative Timson a uno e due colori.
Il distretto delle agende – capace di vincere anche la forte concorrenza degli stampatori asiatici – resta quello di Bergamo. Dove fin dagli anni Settanta si è sviluppata la specializzazione in questo mercato e dove nell’ultimo periodo si è assistito a una concentrazione delle aziende del settore guidata da Marzio Carrara. Il poco più che quarantenne imprenditore bergamasco, partendo dalla Cpz di Costa di Mezzate ha costruito il gruppo Boost, Italian Mood acquisendo prima la Johnson e poi la storica Lediberg. E ora è impegnato a riorganizzare ed efficientare il gruppo che sta già ottenendo risultati più che positivi. «Il 2019 – spiega Carrara – è stato un buon anno e siamo soddisfatti del lavoro fatto». Con una crescita del fatturato complessivo a circa 145 milioni di euro e, per quanto riguarda le agende, 80 milioni di pezzi prodotti sia per le linee consumer sia per il B2B per cui Boost ha il vantaggio competitivo di essere insieme stampatore ed editore. Un vantaggio che sta rafforzando anche la presenza internazionale con lo sviluppo, conclude Carrara, in Giappone e Stati Uniti.
Nel distretto delle agende di Bergamo sta crescendo anche la Artigrafiche&Diaries Italia fondata a Pognano nel 2015 da Maurizio Carlessi (per oltre vent’anni ad di Johnson) e Claudio Arrigoni e nel cui capitale è entrata con una quota di minoranza Rotolito. Originariamente orientata alla commercializzazione di agende e notebook è passata quindi alla produzione acquisendo a inizio 2018 una struttura di 12mila metri quadrati. Grazie all’esperienza dei soci fondatori, ai moderni impianti di confezione che rispondono ai requisiti dell’Industria 4.0 e alla cura di design, materiali, nobilitazioni delle copertine, Artigrafiche&Diaries Italia è cresciuta avvicinandosi ai 5 milioni di euro di ricavi. Una crescita in un settore, quello delle agende e dei calendari che Carlessi conosce molto bene e di cui ha visto i cambiamenti. In questi anni nei prodotti per il B2B, ricorda Carlessi, si sono anche fortemente ridotte le commesse di banche e assicurazioni che erano solite ordinare tirature da centinaia di migliaia di copie per regalare ai clienti a Natale agende e calendari. Una riduzione collegata al risparmio sui costi ma anche, forse, per un motivo d’immagine tenendo conto che un calendario basic comporta una spesa di poco meno di 30 centesimi e un’agenda attorno all’euro e mezzo.
Il mercato del B2B ha visto in parte compensata la discesa degli ordini del mondo finanziario con quelle delle imprese di beni di consumo che puntano a prodotti (agende e calendari) brandizzati e personalizzati. E con una sempre maggiore attenzione, aggiunge Carlessi, a carte e cartoncini (Fedrigoni, Fabriano, Favini) certificate ed ecologiche. Così come attenti all’ambiente anche i materiali delle copertine in un settore dove gli articoli in pelle, di lusso e griffati, appartengono ormai (per moda e per prezzo) a una nicchia sempre più ristretta.
Leggi l’articolo completo, apparso su Il Poligrafico 194 a firma di Achille Perego