Lo scorso 28 luglio ci ha lasciato Lamberto Tassi. La lunga malattia che tanto lo aveva condizionato nell’ultimo anno e mezzo, lo ha vinto. Ottant’anni compiuti lo scorso 7 luglio è stato cofondatore di Sitma Machinery, Società Italiana Macchine Automatiche, costituita con il socio di una vita Aris Ballestrazzi nel lontano 1965 sul limitare della Padana modenese prossima agli Appennini, per progettare e costruire macchine per il packaging da vendere in Italia e nel mondo. L’azienda si è affermata quasi subito nel comparto arti grafiche, diventando leader mondiale nel settore della cellophanatura e fardellatura editoriale e successivamente dell’imbustamento, progettando e realizzando macchine e linee dedicate per giornali, riviste, libri e per l’industria del mailing. Lamberto Tassi è stato per oltre quarant’anni il volto commerciale dell’azienda in Italia e ha vissuto l’incredibile parabola dell’industria editoriale e poligrafica italiana, da quando Postalmarket realizzava milioni di copie in poi, cavalcandone indubbiamente il periodo migliore, ma preparando per tempo la drastica contrazione dell’ultimo lustro. Uomo risoluto, appassionato il giusto del proprio lavoro e della propria azienda, sempre presente a fiere ed eventi, amava intrattenere i suoi ospiti in modo semplice e conviviale. Interprete esemplare del carattere emiliano, pregno di una cultura del “fare” e del “fare da sè”, non disdegnava qualche guizzo romagnolo, che si poteva percepire nell’ironia sottile e nel suo gusto sornione dello scherno, anche nei confronti di se stesso. E’ stato imprenditore pragmatico, fino alla fine, molto più attento all’efficienza ed all’efficacia che non alle apparenze. Ha saputo condividere la gestione con il socio, spesso impegnato a vendere le loro macchine nel mondo, attorniandosi di validi collaboratori sui quali ha costruito l’ossatura dell’azienda che oggi lo compiange. Apparentemente sbrigativo ed asciutto amava in realtà la conversazione in cui non lesinava spendersi. Le nostre occasionali chiacchierate non sono mai state banali o di circostanza, ne quando il mercato lo ha gratificato e nemmeno quando ha richiesto sacrifici. Lo ricordiamo con affetto e con dispiacere ne rimpiangiamo il carisma e la simpatia. Dallo stabilimento di Spilamberto, che nel corso dei primi anni del 2000 è stato portato ad oltre 16000 mq, di cui parlava con fierezza facendo finta di lamentarsene, non filtra alcun commento, se non il grande e sincero dispiacere per la scomparsa e per il difficile cammino affrontato nell’ultima parte della sua vita. Al figlio Carlo ed ai familiari, ad Aris Ballestrazzi ed ai collaboratori di Sitma tutti, va il nostro cordoglio.
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