Oggi la sfida più importante è, prima ancora dello sviluppo, superare questo momento di forte difficoltà: qualcuno ci riesce meglio perché sceglie con attenzione i mercati sui quali competere, punta su tecnologie innovative o sul rapporto privilegiato con la clientela. Come Leaderform, azienda veronese fondata nel 1981 e specializzata nei servizi grafici per imprese ed enti locali, che oggi fattura circa 20 milioni di euro e guarda sempre più all’estero. “La parola chiave per noi è investire. Naturalmente occorrono anche tanto impegno, la capacità di anticipare le tendenze e un po’ di fortuna che non guasta mai. Ma investire sulla propria azienda è una scelta che non tradisce mai”, chiarisce Federico Cozza, CEO di Leaderform e presidente delle imprese della sezione Carta, Cartotecnici e Grafici di Confindustria Verona, dove ha preso il posto di Alessandro Fedrigoni. “Quando parlo di investimenti non mi riferisco solo alle macchine, come si considerava indispensabile qualche anno fa. L’innovazione è importante ma per me lo è altrettanto il commerciale, perché nessuna azienda, per quanto bella e funzionale, può competere se non riesce a trasmette i propri valori di efficienza, qualità e servizio alla clientela”. Nel caso di Leaderform è stata proprio l’efficace strategia commerciale unita ai legami con i professionisti a spingere l’internazionalizzazione. “È andata così: il gruppo Pozzoni ha acquisito la Capriolo-Venturini a Modena per poi “traslocarla” a Bergamo – spiega Cozza –. I responsabili del commerciale estero però sono venuti in blocco a lavorare da noi: grazie al loro lavoro il fatturato estero è cresciuto fino al 30%, soprattutto in Belgio, in Scandinavia e in Germania. E l’obiettivo è di arrivare al 70% l’anno prossimo”. E nella tecnologia quali sono le scelte giuste? Secondo Cozza nel mondo della grafica sono bastati gli ultimi due-tre anni a rovesciare le prospettive dall’offset al digitale: “Il potenziale produttivo è saturo, molto superiore alla richiesta – dice -: anche le banche non fanno più leasing per macchine offset. Per fare un esempio, a Verona pochi anni fa c’erano 220 tipografie e studi grafici, adesso saremo rimasti in un centinaio…” È il momento di fare i conti con la tecnologia digitale e con il web: superati i dubbi sulla qualità, le quantità, le dimensioni, Cozza ribadisce che “oggi in digitale si fanno cose di altissimo valore e spesso si fatica a vedere la differenza. Il problema è convincere gli uffici marketing dei clienti, ancora poco esperti e legati al ricordo della qualità offset”. “La rivoluzione digitale riguarda tutti, anche gli stampatori, spesso vittime della vecchia mentalità del tipografo: stare seduti ad aspettare le richieste, mentre bisogna correre incontro ai clienti con servizi nuovi perché il mercato si è ristretto, asciugato. Investire nel digitale è un’alternativa credibile per dare una prospettiva alle aziende in affanno”. Come presidente di sezione Cozza spinge i colleghi a guardare a come sarà il comparto nel futuro: pochi giornali (-60%), clienti poco disponibili a investire, cataloghi stampati in poche copie, sostituiti da digitale, siti web, app… E la carta, allora? “Bisogna investire nella cartotecnica e nel packaging. Mi spiego con due esempi: nessuna app potrà mai sostituire la scatoletta dei farmaci, e anche gli acquisti online dovranno arrivare a casa negli imballaggi di cartone, sempre più ecologici e funzionali”. L’ultimo pensiero il CEO di Leaderform lo riserva alla difficoltà di lavorare in team. “Gli imprenditori non fanno squadra: ci sarebbero le reti, ma dubbi e gelosie le frenano. Ci si potrebbe unire in consorzi, ma servirebbe una sinergia tra enti locali: e questo sì che è un ostacolo invalicabile… Noi – conclude – facciamo bollette per una municipalizzata di Verona, ma un’altra, di proprietà dello stesso Comune, le fa stampare a Salerno…”
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