“Finalmente è arrivata a compimento nel nostro settore un’operazione di acquisizione condotta e portata a termine in maniera “classica” e nella massima correttezza”. Sono le prime parole con le quali Paolo Bandecchi, fondatore, presidente e ad di Rotolito Lombarda commenta una delle più importante operazioni di aggregazione realizzata in questi ultimi anni nel settore dell’industria grafica. Ovvero l’acquisizione da parte di Rotolito Lombarda delle storiche grafiche Nava di Milano. Nei giorni scorsi, come anticipato da Stampamedia.net, è stato infatti siglato l’accordo, dopo una lunga trattativa, tra Bandecchi e gli azionisti (la terza generazione dei Nava) a cui faceva capo la società fondata nel 1922 dall’omonima famiglia e diventata l’azienda di stampa alla quale fanno riferimento i maggiori brand mondiali del lusso e della moda. L’intesa, siglata il 19 maggio e il cui perfezionamento avverrà entro il 30 giugno, con il passaggio azionario e della gestione a Rotolito Lombarda dal 1° luglio, prevede l’acquisizione da parte del gruppo guidato da Bandecchi del 100% di Nava Press, la newco creata lo scorso ottobre alla quale verrà conferito tutto il ramo d’azienda di stampa (commesse, dipendenti, impianti, magazzino) della Nava che conta circa 140 dipendenti e 50 milioni di euro di fatturato nel 2013, di cui l’80% relativo alla quota export. L’acquisizione – che per garantire continuità prevede anche la permanenza professionale nella nuova società di Gianni e Patrizia Nava – non riguarda invece la Nava Milano che continuerà la sua attività con la Divisione Design, specializzata nella produzione di oggetti (agende, pelletteria, ect.) dedicati al mondo del lavoro contemporaneo con l’intento di sviluppare e di ricercare prodotti di design innovativi. La sottolineatura della maniera “classica” e della “massima correttezza” dell’operazione Nava, viene fatta da Bandecchi dopo che negli ultimi anni, aggiunge il presidente e ad di Rotolito Lombarda “avevamo assistito e assistiamo a chiusure con successive e immediate riaperture di aziende sottoposte a procedure concorsuali (in continuità o in “bianco”) con simultanee affittanze da parte di altre società”. Operazioni queste, prosegue Bandecchi “studiate a tavolino con la presenza anche dei sindacati che finiscono per andare a danneggiare creditori e quindi fornitori, in genere che non vengono pagati, e contemporaneamente riproporsi sul mercato senza più debiti e costi del lavoro riveduti al ribasso e provocando così distorsioni sui prezzi e danneggiando le poche aziende sane operanti nella stessa filiera. Tali operazioni sono state proposte anche a noi, ma le abbiamo scartate a priori”. Sul fronte dell’accordo Nava, invece, Bandecchi evidenzia come le due società, tra le più rappresentative aziende grafiche non solo a livello nazionale (fondata nel 1976, Rotolito conta oggi 350 dipendenti, cinque stabilimenti, un fatturato consolidato di oltre 150 milioni, più della metà realizzato all’estero e nella guida Bandecchi è affiancato da un valido gruppo di manager e dai tre figli: Simone, Federico ed Emanuele), forti delle specifiche competenze si uniscono per conquistare ulteriori quote di mercato ed espandere la loro presenza sui mercati esteri. “Abbiamo trovato in Nava Press (che continuerà a operare nelle sedi di Milano, New York, Londra e Parigi) – conclude Bandecchi – la risposta alle nostre esigenze di ulteriore ampliamento e diversificazione produttiva. E’ un’azienda le cui elevate competenze e il know how sono riconosciute dai print buyer nazionali ed esteri più esigenti e che vanno a completare quelle di Rotolito Lombarda. Non si tratta, come spesso succede, dell’acquisizione di un’azienda con l’obiettivo di eliminare un concorrente o di sommare medesimi fatturati su identici prodotti ma della nascita di un nuovo gruppo che troverà sinergie negli impianti produttivi e nella professionalità delle risorse umane, con lo scopo di ampliare la propria presenza sui mercati di riferimento e fronteggiare così al meglio la concorrenza”. Sul prossimo numero del Poligrafico una intervista a Paolo Bandecchi.
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