Acque agitate e un confronto serrato alla Elcograf di Verona, nata tra il 2008 e il 2012 dalla fusione delle attività di stampa del Gruppo Pozzoni con Mondadori Printing. Nei giorni scorsi è stata attivata la cassa integrazione straordinaria per stato di crisi per 310 dei circa 500 dipendenti, e le prospettive rimangono incerte: se non arriveranno nuove commesse l’utilizzo del personale è destinato a ridursi a zero ore. All’inizio degli anni Ottanta alla cittadella Mondadori di Verona erano occupati ancora 3700 dipendenti: era uno dei poli storici della stampa in Italia, grazie al quale era sorto un importante distretto con decine di aziende dell’indotto. Oggi la crisi sta erodendo i margini di ripresa, e i rapporti tra azienda e sindacati in questi giorni sono molto tesi, tanto da far parlare il segretario generale della Cisl di Verona, Massimo Castellani, di “metodo Electrolux con l’aggravante del mancato rispetto degli accordi salariali”. Nello scorso luglio era stata raggiunta un’intesa che oggi l’azienda chiede di rivedere, sottolineando che solo la flessibilità e la riduzione del costo del lavoro (calcolato in più di 27 euro in media l’ora, superiore agli altri stabilimenti del Gruppo) possono rendere competitivi i prodotti realizzati a Verona e incrementare la redditività degli impianti. In caso contrario, come conferma Emanuele Bellomi della Slc-Cgil, “i vertici di Elcograf hanno chiarito che a Verona non intendono acquisire commesse senza margine”. La situazione appare dunque in stallo, con il Gruppo Pozzoni che propone di ridefinire il salario di secondo livello per avvicinarlo al costo medio sostenuto ad esempio nel polo di Melzo (dove si stampano i settimanali) e il sindacato che sollecita l’azienda per avere assicurazioni sia sulle prospettive industriali che naturalmente sull’impiego. Nel reparto rotocalco di Verona si stampano soprattutto cataloghi commerciali, e si fa risalire l’accelerazione della crisi proprio agli squilibri costi / ricavi in questo comparto. Elcograf, sottolinea il sindacato, ha annunciato di aver rinunciato alla commessa per il catalogo Ikea, astenendosi anche dal partecipare alla pre-gara di aggiudicazione di un lavoro che vale da solo il 20% del fatturato dell’intero impianto. “Se venisse a mancare questo contratto da milioni di copie il rotocalco sarebbe a rischio e il sito non avrebbe motivo di esistere – dice Bellomi – anche se le altre linee sono ancora competitive”. “Dobbiamo essere tutti consapevoli che è una crisi di sistema – dichiara per Elcograf Maurizio Vercelli, responsabile Risorse umane –: dal 2008 a oggi il consumo di carta per rotocalco è crollato da 4,3 a 2,6 milioni di tonnellate. Questo ridimensionamento ha generato una sovracapacità di produzione, con un effetto fortemente negativo sui prezzi, scesi nelle prime gare dell’anno già del 25-30% sul 2013. Così bisogna rivedere la struttura dei costi, la cui prima voce è quella del lavoro. Noi chiediamo di intervenire riequilibrando le retribuzioni e rendendole variabili per favorire la produttività. Mentre negli altri impianti del gruppo ciò è già stato fatto, ottenendo flessibilità e incremento della performance, Verona è ancora penalizzata dagli effetti di trascinamento di vecchi contratti. Finora abbiamo potuto reggere il peso, ma anche l’ultima intesa non è stata sufficiente, e oggi il mercato ci impone scelte più impegnative”. Nel futuro incerto di Elcograf c’è un altro punto interrogativo: la Mondadori, che ne è il cliente più importante, fino al gennaio 2017 dovrà onorare il contratto che la obbliga a stampare a Verona a prezzi prefissati. Ma ora si è fatta avanti per chiedere uno sconto: cosa succederà al termine dell’accordo? Entrambe rischiano grosso: Segrate dovrebbe sborsare una maxi-penale, ma Elcograf perderebbe il 60% del fatturato complessivo. Intanto, mentre il Gruppo Pozzoni potrebbe puntare ad altre acquisizioni (questa volta in Lombardia), nel Veronese l’onda lunga della crisi di Elcograf sta colpendo duramente le imprese dell’indotto. A una di queste proprio la Pozzoni si sarebbe sostituita in un importante contratto di stampa per un operatore della GDO, per 3 milioni di copie la settimana: e l’azienda, per ora in cassa integrazione ordinaria, se non trova alternative potrebbe dover fronteggiare un esubero di 30 persone.
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