C’è voluto molto tempo ma alla fine a San Paolo D’Argon, quartier generale dello storico gruppo bergamasco Lediberg, la soluzione è stata trovata. E così, nelle scorse settimane è stato raggiunto l’accordo per la ristrutturazione del debito, presentato, sulla base dell’articolo 182 bis della Legge fallimentare, al Tribunale di Bergamo per l’omologa. Un accordo che prevede l’ingresso nella società fondata nel 1965 da Lindo e Maria Castelli, diventata leader europeo nella stampa di agende e taccuini, di un investitore libanese insieme con otto imprenditori bergamaschi, non solo del settore grafico. Le banche finanziatrici a medio e lungo termine del Gruppo (che nel 2006 aveva ceduto una quota del 42% del capitale sociale al Fondo Sofipa di Capitalia e quindi del gruppo Unicredit, fondo integrato lo scorso anno in Synergo Sgr, che fa capo a Gian Filippo Cuneo e a Paolo Zapparoli) tra le quali spiccano Intesa San Paolo e Unicredit seguite da Mps, Bnl, Natixis e Ihb, hanno accettato l’offerta presentata dal gruppo di investitori libanesi aggregati al veicolo Iris Fund e affiancati, come detto, da un pool di investitori privati bergamaschi. Investitori che faranno da nuovo punto di riferimento mentre la famiglia resterà con una quota di minoranza. I nuovi soci hanno messo sul piatto 20 milioni di euro di nuovo equity, mentre le banche convertiranno in equity 40 milioni dei loro crediti, il tutto per una ricapitalizzazione complessiva di 60 milioni. Al termine dell’operazione, che prevede anche 5 milioni di investimenti, il debito finanziario di Lediberg (la palla al piede del gruppo, conseguenza della crisi di questi anni, mentre l’attività industriale è in buona salute con un fatturato consolidato oltre i 160 milioni di euro e circa 1600 dipendenti) si abbatterà da 140 a circa 85 milioni, che a loro volta verranno riscadenzati su 8 anni con 3 anni di moratoria sul capitale. Fornitori e altri creditori, incluse le banche finanziatrici a breve termine, non saranno coinvolti nella ristrutturazione e i loro crediti verranno integralmente onorati. Il gruppo bergamasco, che ha sette stabilimenti (quattro in Italia, uno in Germania, Brasile e Romania) e produce agende datate e non ma è anche attiva nella stampa commerciale e di pregio con la controllata Castelli Bolis Poligrafiche spa e con il brand Nazareno Gabrielli produce accessori in pelle, conta di poter riprendere a crescere, soprattutto a livello internazionale, puntando sui mercati dei Paesi emergenti per le agende datate e sul promettente mercato di quelle non datate (Lanybook). Il piano di rilancio, infatti, prevede che grazie ai nuovi investitori esteri libanesi, all’apporto finanziario e manageriali degli investitori italiani, si raggiunga nel 2018 un fatturato consolidato di 209 milioni di euro con un Ebitda di 22,7 dai 167 milioni di ricavi e 12,6 di Ebitda del preconsuntivo 2013.
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