Una edizione che non è facile da definire quella appena conclusa delle manifestazioni Grafitalia e Converflex. Iniziata con una predominante connotazione di negatività – mancata presenza di importanti player sul fronte degli espositori, meno di due padiglioni per le due fiere, scarsa affluenza di visitatori nei primi giorni – si è poi conclusa con il sorriso sulle labbra della maggioranza dei presenti. Quello che conta non è il numero dei visitatori ma la qualità dei contatti, dicono gli espositori; in fiera non ci veniamo per trovare le novità ma per cercare spunti che ci aiutino a capire quale è il trend di evoluzione del settore, sostengono i visitatori. E queste due esigenze, evidentemente, Grafitalia e Converflex hanno saputo soddisfarle. Certo la totale assenza del mondo offset in Grafitalia ha pesato non poco soprattutto perché al visitatore poco attento – ma siamo sicuri che non fossero molti – il panorama espositivo avrebbe potuto dare una visione distorta del settore della stampa: solo e soltanto stampa digitale. Ora, senza nulla voler togliere a questo sistema che continua ad innovarsi tecnologicamente – a Grafitalia è anche stata lanciata una interessante anteprima mondiale – ed è scelto da un crescente numero di aziende di stampa per le interessanti applicazioni che consente di ottenere, è risaputo che la quota di mercato coperta dalla stampa digitale è ben al di sotto del 5%. Quanto a Converflex, fiera di riferimento del settore della stampa di imballaggi che come è noto soffre molto meno della stampa commerciale ed editoriale, girando fra gli stand decisamente meno affollati rispetto a quelli di Grafitalia pareva che la situazione del mercato fosse diametralmente opposta da quella che è nella realtà. Che dire? Di sicuro la considerazione che valeva qualche anno fa “le fiere sono lo specchio del settore cui riferiscono” non è più valida oggi. Semmai, quello che pensiamo di poter affermare è che questa edizione di Grafitalia/Converflex ha rispecchiato il momento di grande trasformazione – e quindi di confusione – che sta attraversando il settore della stampa e l’intero comparto della comunicazione. Ci rendiamo tutti conto che il nostro mondo sta cambiando ma non sappiamo ancora quale sarà la fisionomia che assumerà. E una cosa pericolosa e assolutamente da evitare in questa fase è farsi prendere dal pessimismo, vedere le prospettive più nere di quanto siano. I segnali che la carta stampata è insostituibile in moltissime applicazioni si moltiplicano – vedere ad esempio la notizia qui sotto sulla strategia di Mondadori Editore.
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