Non sono tempi facili per i rotativisti costretti a lottare – e non solo da ora – contro la crisi delle commesse editoriali e commerciali, la guerra dei prezzi e una sovraccapacità produttiva rispetto alla domanda, sempre più in calo del mercato. E così si aggravano la situazione e le prospettive delle aziende. Tra queste quelle di due società che in qualche modo in questi ultimi mesi avevano incrociato le loro strade, la storica Amilcare Pizzi di Cinisello Balsamo e le Officine Grafiche Novara 1901, conosciute sul mercato con il marchio Deaprinting.

Telefonando al centralino dell’azienda di Cinisello ancora oggi si sente rispondere con il nome Pizzi abbinato a quello della De Agostini, ma da questa settimana il destino delle due aziende si è definitivamente diviso. Deaprinting infatti ha riconsegnato al liquidatore e al Tribunale (notizia che deve ancora essere trasmessa ai curatori del concordato preventivo, per ora in bonis, quindi senza fallimento) il contratto con cui nell’aprile 2014 aveva rilevato in affitto il ramo d’azienda della Pizzi. Un’operazione annunciata come la nascita di un nuovo polo grafico da oltre 60 milioni di euro di ricavi ma che non ha avuto il successo sperato a causa del deterioramento del mercato e dei margini.

Così Deaprinting ha deciso di non far scattare l’opzione di acquisto e la Pizzi è tornato nelle mani del liquidatore che, a mezzo stampa, aveva fatto un bando per offrire le attività aziendali con una base d’asta di 3,8 milioni. Il bando si è chiuso il 29 gennaio e ancora non si sa se qualcuno si sia fatta avanti per salvare la Pizzi. Ambienti di mercato riferiscono che il dossier sia finito sul tavolo della Rotolito Lombarda di Paolo Bandecchi che, studiati conti e carte, ha deciso di sfilarsi. Lo stesso avrebbe fatto il gruppo Pozzoni anche se nelle ultime ore era corsa la voce (non confermata però) di un ripensamento del patron Mario. E un’altra voce parla di un interessamento, ma anche in questo caso per ora senza conferme, di Vittorio Farina (Rotosud).

Così, in una situazione quanto mai incerta, da lunedì, a causa della fine del contratto d’affitto, tutti i dipendenti della Pizzi sono stati messi in cassa integrazione (40 dipendenti più i 20 tornati a Novara), la produzione si è fermata e la fabbrica è presidiata dagli operai sempre più preoccupati per il loro futuro.

Preoccupazione che c’è anche a Novara dove i vertici dell’azienda, lavoratori e sindacati sono stati ricevuti l’altro giorno dal sindaco Andrea Ballarè. Il timore, di fronte al periodo di cassa integrazione in scadenza a marzo, è che ci sia una mobilità per 90 degli attuali circa 140 dipendenti, in pratica quelli impiegati, tra Novara e Cinisello, nel reparto rotative, di fatto chiuso. Una prima rotativa Goss a 48 pagine è già stata venduta e montata, con soddisfazione, a Robbiate presso gli impianti della Caleidograf della famiglia Spreafico che ha anche acquistato una seconda Goss sempre a 48 pagine, attualmente in fase di smontaggio a Novara. Per la terza rotativa, una sedici pagine M600, sono in corso trattative alle quali parteciperebbe anche Caleidograf. L’azienda lecchese, secondo i rumor trapelati in questi giorni, ai margini anche dell’incontro con il sindaco, potrebbe essere interessata anche al reparto piano di Deaprinting. Finora però non sarebbe stata ufficialmente manifestata alcuna intenzione da parte del gruppo novarese di cedere il settore a foglio e la Legatoria del Verbano (una cinquantina di dipendenti). I sindacati però temono che possa in futuro materializzarsi la scelta della vendita che metterebbe a rischio ancora più posti di lavoro.