Un parco macchine ampliato e rinnovato per potenziare la capacità produttiva, fatturato risalito a indici pre-crisi e con solide prospettive di crescita, export a gonfie vele che viaggia oltre il 90%, fiducia nella ripresa che spinge a investire e a disegnare nuovi scenari. Un’azienda così in Italia è quasi una mosca bianca, eppure dopo tanto grigiore vengono a galla tante storie di successo da far intuire una ripresa, se non subito economica, almeno di impegno e di fiducia.
Racconta Dario Martinelli, fondatore nel 1980 ancora oggi al vertice di Printer Trento, che negli ultimi otto anni non è stata una passeggiata. “La crisi l’abbiamo sentita eccome: solo nel 2015 il fatturato ha raggiunto i livelli del 2007 – dice –. C’è stato un tonfo, poi una graduale risalita. Ed è stata una bella lezione: ai primi sintomi ci siamo riorganizzati e abbiamo messo i costi sotto controllo senza licenziare nessuno, anche grazie alla capitalizzazione degli anni di crescita. Così ora possiamo guardare avanti e tornare a fare progetti. Possiamo investire per crescere”.
Per Printer la spesa “giusta” in questo momento è la nuova KBA Rapida 164 con cui vuole dare una spinta allo sviluppo. “La nuova macchina da stampa offset con formato 120×160 a 5 colori è altamente performante – spiegano a Trento – grazie a una velocità massima di 15 mila fogli l’ora e a tecnologie come il riconoscimento e controllo automatico delle lastre, la messa a registro automatica, il lavaggio caucciú e il cambio lastre in contemporanea su tutti i gruppi di stampa. Siamo con KBA ormai da 15 anni, abbiamo scelto in base alla nostra esperienza e soddisfazione”.
L’ultima arrivata, che si aggiunge a un parco macchine di tutto rispetto, garantisce più efficienza e consente di rispettare picchi di produzione che finora costringevano Martinelli a rifiutare parte degli ordini e a chiedere un supporto ai terzisti. Oggi invece con lo stesso numero di elementi di stampa si può soddisfare un considerevole incremento di richieste della clientela senza ulteriore manodopera e a parità di spese generali. “Siamo fiduciosi e vogliamo sviluppare prima di tutto le potenzialità interne, quindi speriamo che ordini e quantitativi continuino a tenere il ritmo”.
Oggi Printer Trento sviluppa con 55 dipendenti un fatturato di circa 29 milioni di euro, in crescita, e ha una partecipazione del 40% nella legatoria IGF di Aldeno, 70 dipendenti, dalla quale è primo committente generandone il 60% del giro d’affari, in pratica un “cliente interno”. L’azienda, non da oggi, è molto forte sui mercati esteri. Anzi, in Italia realizza meno del 5% del fatturato, con il 95% esportato in Germania, Inghilterra, Olanda, Belgio, Francia, Scandinavia, soprattutto in area editoriale. Agli esordi Printer Trento esportava con partnership commerciali, mentre oggi è autonoma con rappresentanti diretti. Anzi, in Germania vive e lavora proprio il figlio di Martinelli.
“Le nostre tecnologie ci permettono di stampare e rilegare qualsiasi tipo di prodotto illustrato con un elevato livello di qualità – aggiunge Printer Trento nella presentazione delle attività –. La nostra gamma di prodotti varia dai volumi d’arte ai libri fotografici, dai libri scolastici e scientifici alle guide turistiche, dalla cartografia ai calendari, dai prodotti commerciali ai libri per bambini”.
L’organizzazione aziendale, rodata da 35 anni di lavori di qualità, consente di prendersi cura del ciclo produttivo integrale, dalla ricezione dei dati alla consegna del prodotto finito. Un quadro in cui entra a pieno titolo anche la legatoria di Aldeno, che propone rilegature dalla brossura al cartonato, dal wire-o al punto metallico, dal cartonato all’olandese alla sola piega di cartografia.
Alzando lo sguardo dall’impresa di famiglia all’economia del territorio, Martinelli rileva che il Trentino ha assistito negli ultimi 15-20 anni a una progressiva trasformazione, innescata dalla scomparsa di grandi aziende sostituite da piccole e medie attività oggi in fase di consolidamento. “Non sono grandi imprese, ma sicuramente sono più a misura del nostro territorio. Nella stampa per fortuna abbiamo subito pochi traumi, non come in Veneto o in Lombardia. Abbiamo tenuto – conclude – e i numeri tornano a darci ragione. Speriamo che si possa davvero voltare pagina”.