Prima o poi doveva succedere. E probabilmente succederà. Stiamo parlando dell’inevitabile razionalizzazione e quindi concentrazione dei centri stampa dei quotidiani in Italia. Un argomento che ha fatto capolino anche nella due giorni (21 e 22 giugno) del tradizionale appuntamento di Wan-Ifra che si è svolto a Bari.
Prima ancora dell’aspetto stampa, ovviamente, il focus dell’incontro ha riguardato le sfide che hanno davanti gli editori di giornali per sopravvivere alla concorrenza del digitale. E se le previsioni, troppo pessimistiche, stilate a livello mondiale nel 2012 sulla “scomparsa” nei prossimi anni dei quotidiani tradizionali, a causa sia della riduzione dei lettori sia dell’avanzata dell’informazione online, devono essere riviste con qualche nota di maggiore fiducia è anche vero, come è emerso dalla relazione di Sergio Vitelli, segretario dell’Asig (l’Associazione stampatori italiani di giornali) che non c’è tempo da perdere per implementare le azioni necessarie per restare sul mercato e soprattutto per farlo con profittabilità. Per Vitelli quindi gli “editori devono trasformarsi in comunicatori” e adottare una serie di strategie in grado di acquisire funzioni che storicamente non gli erano proprie creando più canali possibili di entrate per accelerare il punto di pareggio costi/ricavi valorizzando le informazioni digitali, l’offerta di dati, i corsi (informazione e comunicazione per i giovani), i servizi e la pubblicità connessa e quindi gli eventi. Ma per avere aziende editoriali solide e redditizie, ha spiegato Vitelli occorre anche intervenire sull’organizzazione del lavoro con redazioni più leggere e flessibili, privilegiando le “firme” e la professionalità.
La razionalizzazione dei costi riguarda, come si diceva all’inizio, anche il fronte della stampa. E non c’è dubbio che oggi in Italia esista una sovracapacità produttiva con troppi centri (65 in tutta Italia) e probabilmente anche troppe rotative, frutto dei maxi investimenti effettuati nei primi anni 2000 per stampare meglio milioni di copie di giornali e soprattutto rispondere alla richiesta degli inserzionisti pubblicitari. In un caso e nell’altro, questa scommessa non si è rivelata vincente perché le copie si sono fortemente ridotte e anche la pubblicità ha tagliato pesantemente i propri investimenti sui quotidiani.
Il risultato è che oggi è necessario riassettare un organizzazione produttiva che non è più al passo con la realtà del mercato. E per farlo, avverte Vitelli, sarà alla fine inevitabile un processo di concentrazione che potrebbe portare a ridurre a meno della metà i centri stampa e ad avere solo alcuni player protagonisti del mercato.
Che ormai sia chiaro che questa è la direzione da prendere se ne sono accorti sia gli editori sia gli stampatori. Ma per il via libera a quello che potrebbe diventare il risiko dei centri stampa, con alleanze, cessioni e acquisizioni, si attendono le mosse del gruppo Espresso-Repubblica in seguito all’accordo con l’editoriale de La Stampa. Anche in questo caso l’esigenza è di razionalizzare i costi (che per la Repubblica scenderebbero subito passando dall’attuale stampa flexo a quella offset) con un riassetto dei centri stampa sull’asse Torino-Roma e Milano. Allo stesso modo gli occhi sono puntati sulle prossime mosse della Rcs, anche se bisognerà prima capire chi tra Urbano Cairo e la cordata costituita da Andrea Bonomi e i soci storici della casa editrice del Corsera e della Gazzetta vincerà la battaglia a colpi di Ops e Opa.
Oggi a Rcs fanno capo direttamente i centri stampa quotidiani di Pessano con Bornago, quello di Padova e quello di Roma. E allo stato dell’arte non c’è alcun progetto in corso. Però, fonti di mercato bene informate, riferiscono che l’ipotesi di una ricerca di alleanze e/o integrazioni sia da parte della Rcs sia da altri importanti editori italiani non è del tutto campata per aria. Del resto proprio nelle scorse settimane il vicepresidente e ad di Poligrafici Editoriale, Andrea Riffeser Monti aveva spiegato come la controllata Poligrafici Printing avesse “in corso trattative con i maggiori editori italiani per individuare sinergie e mettere in atto risparmi di costi nel processo produttivo dei quotidiani”. E si ponesse “come driver in questa auspicabile operazione di concentrazione industriale”.
Un processo che però potrebbe vedere l’ingresso anche di nuovi protagonisti fino ad ora non presenti sul mercato della stampa di quotidiani. E’ il caso per esempio del gruppo Pozzoni che più di una voce nelle ultime settimane ha accreditato di un eventuale interesse a studiare, se venisse aperto, il dossier dei centri stampa di Rcs. Ovviamente si tratta di voci, senza alcun fondamento concreto. Anche perché è ormai appurato che ogni qualvolta si prospetti qualche operazione di aggregazione spunta sempre il nome di Pozzoni, probabilmente perché è uno dei leader della stampa italiana e tra i pochi oggi in grado di essere acquirente e non venditore. Si racconta però che già negli anni scorsi gli uomini del gruppo di Cisano Bergamasco avessero visitato il centro stampa Rcs di Pessano senza ovviamente che poi maturasse un progetto. Non è detto che in futuro la storia non possa ripetersi magari con un esito diverso.