Da Assocarta riceviamo questo comunicato della EU CFP Alliance al quale ci sembra giusto dare risalto.
L’EU deve mantenere misure di difesa commerciale sulle patinate senza legno in arrivo dalla Cina.
Le CFP (Coated Fine Paper – patinate senza legno) sono un prodotto importante di un settore strategico e innovativo della UE.
Le CFP sono un prodotto innovativo, ad alta tecnologia e realizzato in modo sostenibile. Le CFP sono carte di alta qualità prodotte con grandi macchine a misura e con attrezzature altamente sofisticate gestite da tecnici specializzati. L’82% delle materie prime impiegate (soprattutto legname gestito in modo sostenibile) proviene dall’Europa. I produttori UE delle CFP stanno investendo in biocarburanti, biochimici e nuovi biomateriali di seconda generazione.
50.000 posti di lavoro europei altamente qualificati che dipendono dalla sopravvivenza del settore europeo delle CFP. Il settore europeo delle CFP impiega direttamente circa 12.500 persone, per lo più in zone rurali o strutturalmente svantaggiate d’Europa, cui si aggiunge un numero tre volte maggiore nell’indotto. I cinque produttori UE ricorrenti (Arctic Paper, Burgo, Fedrigoni, Lecta e Sappi) rappresentano la maggioranza della produzione UE di CFP, con 34 stabilimenti in diversi 10 Stati membri.
Attraverso sussidi illegali, la Cina ha raggiunto una notevole sovraccapacità di CFP, allo scopo di dominare i mercati mondiali attraverso pratiche di dumping.
La Cina non ha alcun vantaggio competitivo naturale nella produzione di CFP. A differenza dell’Europa, la Cina non ha risorse forestali su larga scala. È infatti il più grande importatore di legno del mondo. Secondo Greenpeace, la maggior parte del legno cinese, anche quello utilizzato nella produzione delle CFP, proviene da aree dell’Asia per lo più disboscate illegalmente.
Gli esportatori cinesi di CFP sono stati già riconosciuti colpevoli di dumping e sussidi illegali negli Stati Uniti e in UE. La Cina continua a dare priorità al settore cartario nel suo piano quinquennale considerandolo un “settore primario vitale”. Il Governo sovvenziona la produzione di CFP attraverso cessioni di terreni al di sotto del valore di mercato, concessioni di incentivi fiscali considerati illegali dal WTO e prestiti a basso costo. Nel dicembre 2016 gli Stati Uniti hanno prorogato i dazi sull’import di CFP dalla Cina, ben superiori al 100%.
La UE deve mantenere misure sulle CFP cinesi per garantire alla propria industria una concorrenza leale.
Le misure di difesa commerciale istituite dall’UE nel 2011 sull’import da Cina di CFP hanno stabilito un equo livello di competizione con la Cina. Ciò ha consentito ai produttori UE di CFP di tornare ad investire per contrastare il calo produttivo conseguente alle nuove tendenze di digitalizzazione.
Se tali misure venissero rimosse i produttori UE di CFP tornerebbero a subire grave pregiudizio a causa della forte sotto-quotazione, per effetto delle sovvenzioni, del prodotto importato dalla Cina.
Con 3,6 milioni di tonnellate, l’UE è il più grande mercato mondiale di CFP e quindi altamente attraente per gli esportatori cinesi. Se le attuali misure di difesa commerciale non venissero confermate, l’eccesso di produzione cinese si riverserebbe immediatamente sul mercato UE, considerato che quello USA rimane precluso con la recente estensione degli elevati dazi e che il mercato cinese è troppo piccolo per assorbire le sovraccapacità interne. Il più grande esportatore cinese, la Asia Pulp and Paper, ha già detto che se dovessero venire meno le misure di difesa attuali mirerebbe al mercato europeo.
Per riconquistare quote di mercato in un contesto di calo della domanda, i produttori cinesi di CFP agevolati abbasserebbero drasticamente i loro prezzi colpendo pesantemente l’industria europea, come dimostrano i prezzi di vendita adottati per i Paesi terzi. L’industria europea CFP garantisce 50.000 posti di lavoro europei, gestisce centinaia di milioni di euro di investimenti e oltre 40 segherie in Europa, che operano in un clima di concorrenza leale e verrebbero messe a rischio, come clienti e fornitori europei che perderebbero un’industria locale di CFP innovativa e vitale.