Il condizionale è d’obbligo perché non c’è alcuna conferma ufficiale. Ma i rumor del mercato dicono che ancora una volta il leader italiano ed europeo nella produzione di carte ad alto valore aggiunto (oltre che supporti speciali come film plastici e metallizzati, prodotti di sicurezza e autoadesivi), la storica Fedrigoni (proprietaria anche del marchio Fabriano), avrebbe in corso una trattativa avanzata per l’ingresso di un nuovo socio di peso. E sarebbe il fondo americano Bain Capital che starebbe effettuando la cosiddetta “due diligence” sul gruppo veronese. I tempi per chiudere un eventuale accordo potrebbero non essere brevi, anche se ambienti finanziari ipotizzerebbero addirittura un’intesa in qualche modo già raggiunta.

Si vedrà comunque nel prossimo anno se l’obiettivo della famiglia Fedrigoni, ancora titolare al 100% della società, di trovare un partner in grado di rafforzare i piani di crescita, andrà in porto. Del resto si tratta di un’esigenza già manifestata in questi anni sia con il progetto (poi accantonato nel 2014 per il momento difficile dei mercati) della quotazione in Borsa sia con i tanti nomi importanti del private equity (Investitori Associati, Towerbroook Capital, Oaktree, Clessidra, Charme della famiglia Montezemolo e infine Edizione dei Benetton e Investindustrial di Bonomi) che sono stati accostati dal 2007 a Fedrigoni.

Si vedrà adesso se avrà una soluzione positiva l’interesse di Bain Capital verso un gruppo in salute con oltre 2700 dipendenti e 13 stabilimenti in Italia e nel mondo, che nel 2017 dovrebbe registrare risultati ancora positivi dopo il 2016 record chiuso con ricavi totali in crescita del 7,9% a 1,054 miliardi di euro (con la quota di export pari al 70%), un Ebitda di oltre 140 milioni (+16,7%) e un risultato netto di 63,5 milioni di euro, anch’esso in sensibile aumento (+10%).

Le prospettive del 2017 rischiavano di essere peggiori per il venir meno di due commesse importanti. La prima legata alla scelta della Bce e di conseguenza di Bankitalia di non servirsi più dell’Italia (e quindi dell’unico gruppo nel nostro Paese autorizzato a produrre la cartamoneta europea, ovvero Fedrigoni) per la stampa degli euro spostando le commesse in Francia. La seconda legata alla decisione dell’India di non voler più acquistare la carta per le banconote all’estero ma fabbricarsela in casa. La perdita di questi ordini significativi è stata però compensata con l’acquisizione di altre commesse (minori per singolo volume ma superiori per numero) che hanno permesso di mantenere il perimetro dei ricavi.

Adesso non resta che capire se davvero il gruppo guidato dal presidente Alessandro Fedrigoni (che ha assunto nei mesi scorsi anche le deleghe dello storico amministratore delegato Claudio Alfonsi che ha lasciato l’azienda per i raggiunti limiti pensionistici) vedrà una svolta storica nel suo azionariato.