Si è fatta attendere un po’ più del previsto ma alla fine è arrivata. Stiamo parlando della firma finale sull’annunciato accordo che farà nascere il distretto internazionale delle agende a Bergamo. La firma attesa è stata messa da Marzio Carrara, imprenditore bergamasco alla guida della Cpz di Costa Mezzate e della Johnson, sul contratto che ha sancito prima del week-end l’acquisizione della Lediberg.
Dopo aver partecipato all’operazione Arti Group (a cui fanno capo Niiag ed Eurogravure), attraverso la sua finanziaria Cafin, insieme con altri due soci (Alessandro Bulfon, ex ad della stessa Arti Group e Alberto Di Rubbia, ad di Dirfin, tutti riuniti nella holding Agh), acquistata e poi recentemente ceduta alla Elcograf del gruppo Pozzoni, Carrara è riuscito a realizzare quello che ha definito il “distretto internazionale delle agende”.
Dunque, l’azienda di San Paolo d’Argon, leader nel settore della stampa di agende e taccuini, fondata nel 1965 da Lindo e Maria Castelli, ha da qualche giorno un nuovo socio di maggioranza. Appunto la Cpz-Johnson che, attraverso la Cafin, finanziaria della famiglia Carrara, con un giro di titoli azionari – come ha scritto il Corriere della Sera – ha rilevato l’84% di Lebit, la holding di cui fa parte Lediberg, oltre che la ex Castellie Bolis, ora Castelli Bolis Poligrafiche (destinata a integrarsi con Cpz sul fronte di stampa e prestampa)e il brand Nazareno Gabrielli.
Cafin ha acquisito la maggioranza del capitale azionario di Lediberg dal fondo libanese Iris Capital, che era entrato nel gruppo bergamasco cinque anni fa, mentre il restante 16% resterà nelle mani di una serie di soci-imprenditori bergamaschi che continueranno ad affiancare una realtà fortemente radicata sul territorio, che conta circa 700 dipendenti e fattura circa 140 milioni di euro. Una realtà che Carrara punta a rilanciare, innanzitutto con il varo nelle prossime settimane di un importante amento di capitale per la ristrutturazione del debito con le banche e poi per costruire lo sviluppo di un gruppo che crede fortemente in un mercato, quello di agende e taccuini, che non è stato soppiantato dalle tecnologie digitali e che anzi sembra vivere un ritorno di domanda.