Citi, Mizuho e Bank of America. Sono questi i nomi dei tre istituti di credito con cui Xerox ha stipulato impegni finanziari vincolanti per 24 miliardi di dollari necessari all’acquisizione di HP. Lo comunica John Visentin, vice chairman e ceo di Xerox Holdings Corporation, in una lettera del 6 gennaio a Enrique Lores e Chip Bergh, rispettivamente ceo e presidente del consiglio d’amministrazione di HP. Gli accordi con le americane Citigroup e Bank of America (nella foto la sede di Baltimore) e con la giapponese Mizuho Financial Group, spiega Visentin, arrivano per fugare ogni dubbio sulla capacità di Xerox di raccogliere il capitale necessario a finanziare la proposta di acquisizione di HP, avanzata per la prima volta a inizio novembre 2019, rifiutata dal consiglio di amministrazione della società di Palo Alto per due volte e tramutatasi nella promessa di un’offerta di pubblico acquisto ostile a fine novembre.

Il dubbio che Xerox potesse finanziariamente far fronte all’offerta di acquisizione era stato manifestato dal consiglio di amministrazione di HP già in risposta alla minaccia di Opa ostile, con la quale l’offerta di 22 dollari ad azione, per il 77% in cash e il 23% in azioni (qui il testo completo dell’offerta), sarebbe stata rivolta direttamente agli azionisti di HP in assenza di un dialogo costruttivo col cda. Un dialogo costruttivo che, afferma Visentin, nelle ultime settimane è stato instaurato molti dei maggiori azionisti della multinazionale californiana. «È emerso – si legge nel testo della lettera – dal nostro dialogo con i vostri azionisti che voi e i vostri consulenti avete messo in dubbio la nostra capacità di raccogliere il capitale necessario per finanziare la proposta. Abbiamo sempre sostenuto che la nostra proposta non è soggetta a una contingenza finanziaria, ma al fine di eliminare ogni dubbio, abbiamo ottenuto impegni finanziari vincolanti (che non sono soggetti ad alcuna condizione di due diligence – l’attività di investigazione e di approfondimento di dati e di informazioni relative all’oggetto di una trattativa, per valutare la convenienza di un affare e di identificarne i rischi e i problemi connessi, ndr) da Citi, Mizuho e Bank of America. La mia offerta è di incontrarti di persona, con o senza i tuoi consulenti, per iniziare a negoziare questa transazione», conclude Visentin.

I passaggi fondamentali della vicenda

La tempesta Xerox-HP comincia a inizio novembre, quando il Wall Street Journal diffonde la notizia della possibile acquisizione di HP da parte di Xerox. HP conferma di aver effettivamente ricevuto un’offerta di acquisizione, il cui valore di mercato si aggira sui 33 miliardi di dollari, ma bisogna aspettare il 17 novembre quando, con una lettera indirizzata a John Visentin a firma di Enrique Lores e Chip Bergh, “il Consiglio di amministrazione HP rifiuta all’unanimità la proposta non richiesta di Xerox”. Le motivazioni: offerta insufficiente e l’operazione non sarebbe nel miglior interesse degli azionisti della società. L’offerta era così composta: 22 dollari ad azione, per il 77% in cash e il 23% in azioni (equivalente di 17 dollari in contanti e 0,137 azioni Xerox per ogni azione HP). L’offerta è giunta all’indomani della vendita del 25% di Fuji Xerox da parte di Xerox al suo partner giapponese (a 57 anni dalla creazione di questa joint venture) per 2,3 miliardi di dollari e arrivando alla risoluzione di una causa da oltre 1 miliardo di dollari intentata contro Xerox da Fujifilm.

Dopo il primo rifiuto, Xerox lancia il suo ultimatum: un’offerta pubblica di acquisto (Opa) ostile sulla società se non verrà riconsiderata la possibilità di una trattativa amichevole. Alla minaccia di Opa ostile Lores e Bergh rispondono con un altro secco rifiuto, e con una stoccata a proposito della faccenda FujiXerox: «Temiamo che l’uscita abbia lasciato un considerevole buco strategico nel portfolio di Xerox». A questa comunicazione Xerox risponde dunque con l’annuncio dell’Opa ostile: Xerox procederà a rivolgere la sua offerta agli azionisti di HP che decideranno, entro un limite prestabilito di tempo, se accettare oppure no l’offerta. Scaduto il termine temporale, la società che ha lanciato l’Opa valuta se è riuscita a raggiungere un risultato positivo e stabilisce se procedere con l’acquisto effettivo delle quote.

 

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