Fatturato in calo di quasi il 30%, ammortizzatori sociali in vista per più di un dipendente su cinque. Sono queste le stime dell’impatto e degli effetti della pandemia Covid-19 sul settore della stampa secondo l’ultima indagine di Confindustria, basata su dati raccolti dal 4 al 14 aprile 2020 e pubblicata lo scorso 15 aprile. Si tratta della seconda indagine svolta tramite un questionario online rivolto alle imprese italiane (associate e non, di vari settori) per valutare l’impatto del coronavirus condotta dalla Confederazione generale dell’industria italiana. E rispetto alla prima, avviata a fine febbraio in contemporanea all’annuncio della presenza dei primi focolai di contagio in Italia e conclusasi lo scorso 11 marzo, Confindustria rileva, in riferimento all’intero panel, “un netto peggioramento rispetto alla percezione della prima indagine per il numero di aziende che ha subito l’impatto negativo del coronavirus (97,2% contro il 67,2% della precedente)”.
La situazione nell’industria italiana
Il risultato dell’indagine, nonostante coinvolga in generale un numero piuttosto alto di imprese (4.371 nella prima indagine, 4.420 per la seconda) non può considerarsi statisticamente rappresentativo della popolazione delle imprese italiane, precisa la stessa Confindustria, ma può essere considerato “altamente indicativo di come venga percepita l’emergenza stessa su scala territoriale e settoriale”. In termini generali (quindi in riferimento ai più vari settori dell’industria italiana) dalla seconda indagine emerge un peggioramento nell’entità del danno subito dalle imprese, che per il 43,7%, contro il 14,4% della precedente indagine, attestano un danno grave: più di un terzo (36,5%) delle aziende rispondenti ha infatti dovuto chiudere la propria attività, e un altro terzo (33,8%) l’ha chiusa parzialmente in seguito all’emanazione dei DPCM del 22 e del 25 marzo, che tramite codici Ateco ha individuato le attività essenziali, costringendo quelle che non lo erano allo stop. In Italia, sempre secondo l’indagine di Confindustria, più della metà dei dipendenti delle aziende intervistate potrebbe dover ricorrere ad ammortizzatori sociali (CIGO, FIS, etc.), e in media rispetto alla normalità (marzo 2019), si è assistito a un calo del 32,6% del fatturato e del 32,5% delle ore lavorate. Cali ancora maggiori, che sfiorano il 40%, nelle aziende con meno di 10 dipendenti. Ultimi due dati interessanti per tratteggiare la situazione dell’industria italiana all’impatto del Covid: quasi un imprenditore su dieci (19,6%) segnala forti disagi per la mancanza di materiale sanitario essenziale per lo svolgimento del lavoro in sicurezza e quasi 8 imprenditori su dieci (78,2%) non hanno elaborato una strategia per superare la crisi: “nella maggior parte dei casi si sentono disarmati e non possono che attendere il ritorno alla normalità”, scrive Confindustria nel report.
Le esigenze più pressanti
Si registra in tutti gli ambiti un rallentamento della domanda, anche se la problematica maggiormente riscontrata dai rispondenti sulla gestione delle attività è legata alla mancanza di liquidità necessaria a garantire il normale funzionamento aziendale. “Vengono infatti richiesti dalle aziende aiuti finanziari e finanziamenti a condizioni agevolate (fondo perduto o a tasso 0) e con garanzie statali per sostenere e riavviare le attività produttive”, si legge nel report, che prosegue poi testimoniando l’esigenza di una riapertura seppur graduale delle fabbriche, dei siti produttivi e delle attività commerciali, nella consapevolezza di dover adottare rigide misure di sicurezza. “Gran parte dei rispondenti ha inoltre evidenziato l’esigenza di sospensione delle scadenze o la riduzione delle imposte fiscali per l’anno 2020, nonché di adottare interventi fiscali a supporto del calo del fatturato e per incentivare i consumi – continua Confindustria -. Emerge inoltre la necessità di estendere l’utilizzo di ammortizzatori sociali rispetto alle 9 settimane previste in merito al suo utilizzo. Quasi la totalità dei rispondenti richiede infine che siano pianificati interventi per la riduzione dei costi di produzione e adottato un sostegno strutturato per l’occupazione”.
Focus sul manifatturiero: settore stampa e settore carta
Nuove modalità di lavoro e ammortizzatori sociali, calo del fatturato e danni attribuibili a mancata partecipazione a fiere ed eventi sono effetti comuni a molti settori del manifatturiero italiano ed evidenti nei settori della stampa e della carta, due fra quelli presi in considerazione dall’indagine dell’istituto in viale dell’Astronomia e messi in rilievo con un focus sia nella prima che nella seconda indagine. Nell’ultima indagine sono state 58 le aziende del settore della stampa rispondenti al questionario (la Stampa d’ora in poi, erano 56 nella prima indagine) e 64 quelle del settore della carta (la Carta d’ora in poi, stabili nel numero rispetto alla prima indagine). Per quel che riguarda i dipendenti, la Carta afferma di avere il 7,5% dei suoi dipendenti in smart working, l’82% operativi in sede e poco più del 10% dipendenti inattivi. Alla luce di questa situazione, nella Carta potrebbe superare il 20% la percentuale di dipendenti che potrebbero usufruire di ammortizzatori sociali (23,9%). La Stampa ha percentuali leggermente diverse per quel che riguarda l’attività dei dipendenti in questo periodo di emergenza coronavirus, ragionevolmente dovute alla maggior quantità di attività che è possibile svolgere da remoto. Le 58 aziende rispondenti affermano di avere in sede 6 dipendenti su 10, il 14% circa in smart working ma quasi un quinto (24,9%) di dipendenti inattivi. La percentuale di dipendenti che potrebbero usufruire di ammortizzatori sociali è di un punto percentuale inferiore rispetto al dato registrato nella Carta.
I dati più negativi si registrano nelle percentuali di riduzione del fatturato a marzo 2020. Nella Stampa emerge un -29,5%, per un parallelo -32,8% di ore lavorate. Di poco inferiore al 6% i danni attribuibili alla mancata partecipazione a fiere ed eventi. Più contenuto il calo di fatturato nel settore della carta, con un -14,4% parallelo a un -13,1% di ore lavorate; più contenuti anche i danni dovuti alla mancata partecipazione a fiere ed eventi, che si attestano a -4,1%.
Di Giulia Virzì
Foto dal report Confindustria: Provvedimenti del Governo richiesti dalle imprese (Dimensione dei caratteri proporzionale al numero di occorrenze della parola nelle risposte delle 4.154 imprese)
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