“Vergogna”. Inizia così il comunicato del Comitato di redazione della Gazzetta del Mezzogiorno in risposta all’intenzione dell’editore Mario Ciancio Sanfilippo di porre in liquidazione la società editrice del giornale, la Edisud S.p.A. Un atto, dichiara il cdr del quotidiano, che si preannuncia come l’anticamera della chiusura del giornale. “Con una mossa a sorpresa dietro l’altra, l’editore sta esplicitando il suo totale disinteresse per la Gazzetta. L’ultima è di ieri (6 maggio, ndr), quando ha dichiarato al cda uscente la volontà di porre in liquidazione la società editrice del giornale, quella Edisud di cui ha tenacemente chiesto la restituzione al Tribunale di Catania, evidentemente con l’unico scopo di riabilitare – legittimamente – la sua immagine dopo le imputazioni per presunto concorso esterno in associazione mafiosa, in un processo peraltro ancora in corso”, scrive il Cdr del quotidiano. Sanfilippo in una nota afferma che “non intende entrare in polemica con il Comitato di redazione del giornale, ribadendo di avere il massimo rispetto per i tanti lavoratori della testata” e precisa di aver messo gratuitamente a disposizione nelle passate settimane il complesso aziendale ma di non aver ricevuto né a livello locale né a livello nazionale nessuna manifestazione di serio interesse per l’acquisizione della casa editrice. Ciancio sottolinea che “onorerà le proprie esposizioni verso il sistema bancario”.
L’annuncio della liquidazione e il primo comunicato del cdr
Il Cdr del quotidiano ha definito l’annuncio dell’editore di voler mettere in liquidazione la società una “mossa a sorpresa” e ne ha dato notizia nella giornata di ieri, pubblicando un comunicato dai toni aspri: “Mario Ciancio Sanfilippo ha gettato la maschera del vecchio gentiluomo siciliano per rivelare il volto del comandante che abbandona la nave nella tempesta. Anzi, che insieme con i suoi eredi la porta sugli scogli prima di scendere – scrive il comitato di redazione del giornale -. Ci eravamo illusi che diciotto mesi di battaglie legali (il riferimento è al processo a Catania per concorso esterno in associazione mafiosa che ha visto imputato l’imprenditore ed editore Sanfilippo, a cui nel 2018 erano stati sequestrati e confiscano alcuni beni, fra cui anche la Gazzetta del Mezzogiorno, dissequestra alla fine di marzo di quest’anno, ndr) lo avessero motivato a dimostrare all’Italia intera che la famiglia Ciancio Sanfilippo era pronta a ripartire”, scrive il Cdr del quotidiano, aggiungendo come la sensazione che l’editore volesse tornare a investire sul giornale derivasse dai “pesanti sacrifici” accettati nell’ultimo anno e mezzo dai lavoratori della Gazzetta. Giornalisti, poligrafici e quasi tutti gli amministrativi hanno subito “tagli progressivi e strutturali alle buste paga, intere mensilità perdute nel calderone dei debiti societari, quote ingenti di contributi e trattamento di fine rapporto nella stessa fornace debitoria”, oltre che stati di crisi, prepensionamenti, contratti di solidarietà e riduzioni di stipendio prospettate “come manovre indispensabili e definitive ‘per mettere i conti in sicurezza’. E il tutto a fronte di un impegno professionale sempre crescente. Pensavamo che la tenacia dell’editore nel rivolere indietro il giornale si potesse sposare con la fiducia dimostrata dai lavoratori nell’accettare sacrifici al buio”, scrive il Cdr, che accusa poi Sanfilippo di essere stato consapevole della situazione debitoria della Edisud e “di quanto facevano i manager da lui nominati a cominciare da Franco Capparelli”, già da prima del sequestro del 2018.
Qui il comunicato completo del Cdr.
La risposta dell’editore
Mario Ciancio Sanfilippo ha risposto alle accuse rivoltegli dal Cdr con una nota, precisando che “il Consiglio di amministrazione, composto in origine da professionisti di nomina giudiziaria, non è uscente (come era stato definito dal Cdr) ma pienamente in carica per una precisa disposizione di legge e non per ‘decisione del Tribunale di Catania’, che nulla ha deciso al riguardo. I soci di Edisud S.p.A, nel rispetto delle norme del codice civile ed avendo preso atto della circostanza evidenziata chiaramente dagli attuali amministratori in ordine alla acclarata dichiarata mancanza di continuità aziendale, hanno chiesto agli stessi amministratori di convocare l’assemblea straordinaria per l’obbligatoria e inevitabile presa d’atto di quanto sopra e per la messa in liquidazione della società”. Mario Ciancio Sanfilippo “afferma e ribadisce” che “la restituzione delle imprese e dei beni è la naturale conseguenza dei trancianti provvedimenti della Corte di Appello di Catania che ne hanno riconosciuto l’estraneità a contesti criminali o comunque contaminati da ambiti illeciti”.
“Mario Ciancio Sanfilippo – prosegue la nota – pur avendo sostenuto con oltre 30 milioni di euro lo sviluppo e il consolidamento del giornale, garantendo durante la propria gestione la puntuale corresponsione delle retribuzioni a giornalisti e poligrafici, si è dovuto arrendere alla crisi della testata”, arrivando a mettere nelle scorse settimane (il dissequestro della testata è avvenuto lo scorso 24 marzo, ndr) a disposizione gratuitamente la casa editrice a chi se ne volesse fare carico, ma senza ricevere alcuna “manifestazione di serio interesse”. Mario Ciancio Sanfilippo ribadisce infine che “onorerà le proprie personali esposizioni verso il sistema bancario dando fondo ad ulteriori risorse e quindi sono altri quelli che dovrebbero vergognarsi della loro latitanza, della loro insensibilità e della loro solidarietà di facciata” e informa che “ulteriori interventi dal tono ingiurioso e diffamatorio come quelli in riscontro formeranno oggetto di azione giudiziaria a tutela del proprio diritto all’onorabilità ed al rispetto”.
Qui il testo completo della replica dell’editore.
Anche una rotativa nel mirino
Il Comitato di redazione risponde nuovamente al suo editore puntando il dito anche sull’acquisto, negli anni passati, di una “costosissima rotativa” e affermando che l’editore ha “mal riposto la propria cieca fiducia in una serie di manager che hanno saputo soltanto professare il credo dei tagli indiscriminati del costo del lavoro, senza elaborare alcuna strategia di rilancio e di ‘aggressione’ del mercato. A quei manager è stato consentito sperperare quelle iniezioni di liquidità – scrive il Cdr riferendosi ai 30 milioni di euro citati nella nota da Sanfilippo -. Non è sbagliato sostenere che nessuno di quei dirigenti abbia speso le proprie energie per produrre risultati apprezzabili in termini di utili aziendali, come dimostrano anche le recenti vicende di distruzione della rete pubblicitaria della Gazzetta. E sempre a un manager di strettissima fiducia dell’editore Ciancio va imputato l’inutile acquisto di una costosissima rotativa che ancora oggi fa sentire il suo peso sui bilanci aziendali. Proprio per capire in che maniera siano state impiegate queste ingenti somme in anni in cui giornalisti e poligrafici accettavano anche pesanti tagli alle retribuzioni, il Comitato di Redazione ha presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Bari. Spiace, invece, apprendere che la volontà di cessione – per giunta gratuita – del giornale sia intervenuta solo in questa fase critica per la vita del Paese e della testata: a questa Redazione risulta che, nel corso degli anni, l’editore Ciancio abbia respinto alcune proposte di acquisto del nostro giornale da parte di editori solidi, liquidi e competenti, l’ultima delle quali giunta pochi mesi prima del sequestro. E si tratta di circostanze confermateci documentalmente dagli stessi potenziali acquirenti. Non dubitiamo del fatto che abbia ritenuto, quindi, più utile e conveniente mantenere la proprietà di cui adesso dichiara di volersi disfare. Onorare il pagamento degli stipendi dei lavoratori e delle esposizioni bancarie personali, poi, sono atti gestionali che avvengono nel rispetto delle norme del codice civile e non rivestono alcun carattere di eccezionalità. Siamo certi che l’annuncio di azioni giudiziarie a tutela dell’onorabilità e del rispetto non sia in alcun modo rivolto alla Redazione della Gazzetta impegnata in una battaglia senza sosta per mantenere in vita il giornale”, conclude il Cdr del quotidiano.
Qui il testo completo del secondo comunicato del Cdr.
Foto da Baritoday.it