Liquidità. Che vengano chiamati “aiuti”, “contributi”, “finanziamenti” e anche semplicemente “soldi”, queste sono le misure richieste con maggiore frequenza dalle aziende di stampa italiane secondo quanto emerso dall’indagine “Emergenza Covid19, l’impatto sulle aziende di stampa e strategie per la loro ripartenza”. La survey è stata condotta fra il 25 e il 30 aprile da Stampamedia su un panel di stampatori di ogni dimensione e su tutto il territorio nazionale. Lo specifico obiettivo era quello di conoscere l’impatto della diffusione del nuovo coronavirus (e gli effetti dei provvedimenti presi dal Governo per contenerla) sulle tipografie italiane e le strategie che stanno mettendo in atto per ripartire dopo due mesi difficili.
La pandemia ha costretto milioni di persone in tutto il mondo a rinunciare a muoversi liberamente e a rivedere pesantemente l’organizzazione del lavoro. E sin dall’inizio di marzo, quando la diffusione del virus è diventata realtà in Italia, Stampamedia e il Poligrafico hanno raccontato l’emergenza e le difficoltà vissute dalle aziende di stampa del Paese: interviste e testimonianze sono confluite nelle mappe interattive, che sono diventate lo specchio della “fase 1” dell’emergenza. E ora che il Paese si affaccia alla cosiddetta “fase 2”, quella della ripartenza, abbiamo ritenuto di continuare a raccontare la stampa italiana e i suoi primi passi nella “nuova normalità”, fatta di precauzioni, mascherine e difficoltà economiche.
Qualche ulteriore anticipazione
La gravità della pandemia è subito evidente nelle sue ripercussioni sui conti aziendali. Il mese di marzo 2020, in relazione al mese di marzo 2019, risulta fortemente penalizzato: secondo quanto emerge dall’indagine di Stampamedia, il 67% delle aziende di stampa rispondenti dichiara una flessione dei ricavi di oltre il 20%; perde tra 10% e 20% il 14% delle aziende e fino al 10% il 7% delle aziende. Invariato è il risultato per il 4% delle aziende. Le rimanenti realtà, cioè l’8%, hanno conseguito un risultato migliore sull’anno precedente. Il mese di aprile, oggi consolidato ma ancora in corso al momento della survey, vede il 94% delle aziende dichiarare un risultato in diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
In conseguenza della situazione emergenziale e del lock-down, circa la metà delle aziende rispondenti ha fatto ricorso allo smart working per i suoi dipendenti. Di una certa rilevanza anche il ricorso agli ammortizzatori sociali previsti dal Governo: il 72% delle aziende ha fatto ricorso a una delle forme assistenziali previste; il 10% non ha utilizzato alcun ammortizzatore mentre il 7%, alla data del questionario, stava ancora valutando la situazione della propria realtà. Fra gli altri temi indagati dalla survey, i cui risultati verranno pubblicati in maniera integrale sul prossimo numero de il Poligrafico in uscita a breve, c’erano le problematiche connesse agli obblighi di sospensione delle attività ovvero le indicazioni per consentire la loro prosecuzione (la questione dei codici Ateco e i protocolli da osservare in azienda), un parere sulle misure necessarie per il sostegno delle attività e le strategie da mettere in campo per ripartire.
di Stefano Portolani
Foto: Depositphotos
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