“Una crisi epocale”. Così il presidente dell’Associazione Italiana Editori, Ricardo Franco Levi, ha definito gli effetti della diffusione del coronavirus e dei conseguenti lockdown sul mondo del libro: 8 milioni di copie vendute in meno nel solo settore della varia (saggistica e fiction) con circa 134 milioni di euro di fatturato già persi nei primi quattro mesi dell’anno, concentrati tutti tra marzo e aprile. Queste le perdite registrate dall’editoria italiana secondo una ricerca di AIE, in collaborazione con Nielsen e IE-Informazioni Editoriali. L’indagine, presentata in streaming lo scorso 26 maggio (foto) fotografa inoltre l’ascesa degli store online, oggi primo canale di acquisto dei libri con una quota pari al 47%.
Effetti pesantissimi
«Temiamo che l’intero mercato del libro, fiction, saggistica, ma anche libri scolastici, universitari e professionali più la vendita dei diritti, possa chiudere il 2020 con un pesantissimo calo di fatturato quantificabile tra i 650 e i 900 milioni rispetto ai 3,2 miliardi complessivi del 2019», ha spiegato Levi, che ha poi aggiunto: «Siamo di fronte a una crisi epocale. La perdita di reddito delle famiglie conseguente alla caduta del Pil, -8% annuo secondo le stime del governo, porterà a una riorganizzazione della spesa di cui vediamo già oggi i segnali e che, se non contrastata attraverso un forte sostegno alla domanda, potrebbe avere un impatto drammatico sul nostro settore con forti ricadute sull’occupazione. Non si esce da questa crisi senza una forte presa di consapevolezza da parte di istituzioni e operatori. La partita non è chiusa – sottolinea Levi -: sia pure nelle difficoltà, le imprese stanno reagendo e un forte sostegno alla domanda, tramite bonus alle famiglie e acquisti delle biblioteche, può ancora avere significativi effetti. Se faremo presto».
Secondo le stime di Nielsen, il mercato dell’editoria di varia (fiction e non fiction) in librerie, store online e grande distribuzione organizzata (Gdo), dal primo gennaio fino al 3 maggio, registra una perdita netta di 90,3 milioni. Considerando anche le vendite fuori dai canali rilevati dagli istituti di ricerca (cartolibrerie, vendite dirette, fiere, librerie specialistiche e universitarie) la perdita sale a circa 134 milioni di euro. Paralisi nei lanci dei nuovi titoli: dal 16 marzo al 3 maggio, gli editori distribuiti dai maggiori gruppi nazionali hanno congelato il 91,1% delle uscite.
Cambiano le abitudini
Accanto ai numeri della crisi, la ricerca di AIE fotografa anche i cambiamenti nei modi di acquisto degli italiani: nelle prime 16 settimane dell’anno, dagli store online sono passate il 47% delle vendite di libri di varia (fiction e non fiction), contro il 26,7% dell’anno precedente. Stabile la Gdo al 7,3%, le librerie calano dal 66,2% al 45%. Dal 9 marzo al 12 aprile, cioè le settimane di chiusura, le librerie hanno perso l’85% delle vendite; un percentuale questa che, come evidenzia l’indagine di Informazioni Editoriali, è frutto infatti della media tra chi, chiuso completamente, ha perso il 100% del fatturato e chi – organizzandosi con le consegne a domicilio e grazie anche a una buona presenza sui social e alla fidelizzazione dei clienti -, ha ridotto il suo calo al 71%. La rete è sempre più strategica: si è passati dal 59%, prima dell’emergenza Coronavirus, al 64% attuale dei lettori che dichiarano di acquistare sulla base di segnalazioni su blog, siti dedicati o social network.
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